Il “ caso Muraro” scoppia tra le mani del Movimento 5 stelle nel momento in cui il maggior partito d’opposizione spera in un ritorno rapido alle urne. E per studiare la strategia ( e tenere a bada i suoi), Beppe Grillo arriverà nella nella Capitale oggi pomeriggio. L’ormai ex assessora all’Ambiente del Comune di Roma, infatti, si è dimessa nella notte tra lunedì e martedì perché raggiunta da avviso di garanzia in riferimento all’articolo 256 del Testo unico sull’ambiente. «Contestualmente sono stata informata che verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti» , ha spiegato Muraro. «Tuttavia, per senso di responsabilità istituzionale e per rispetto verso questa amministrazione, ho deciso di dimettermi in attesa di chiarire la mia posizione». La Procura ha messo sotto la lente d’ingrandimento il periodo in cui Paola Muraro, da semplice consulente di Ama ( la municpalizzata romana per i rifiuti), si sarebbe comportata come una dirigente dell’azienda. Secondo gli aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo e il sostituto Alberto Galanti, l’ex assessora potrebbe aver gestito in maniera irregolare gli impianti di Rocca Cencia e via Salaria. L’ex esponente della Giunta Raggi, in realtà, sa di essere indagata già da luglio scorso, anche se la notizia è viene diffusa solo a settembre nel corso di un’audizione in Commissione Ecomafie. La sindaca di Roma finisce in mezzo a una bufera politica e mediatica, ma non smette mai di fare da scudo alla sua assessora, a costo di guadagnarsi l’inimicizia di molti esponenti nazionali del Movimento 5 stelle. Prima fra tutti, Roberta Lombardi, che solo pochi giorni fa, intervistata dalla Stampa, avanzava il sospetto che “mafia capitale” potesse ancora essere operativa tra le mura del Comune.

La “difesa a oltranza” di Muraro, però, è finita lunedì notte: Virginia Raggi accetta le dimissioni di una pedina fondamentale della sua Giunta. Senza però entrare « nel merito dell’avviso » , ha specificato la prima cittadina, che nel frattempo ha « assunto le deleghe alla sostenibilità ambientale » . La posizione di Paola Muraro non era più difendibile, soprattutto davanti agli occhi dei vertici 5 stelle. La fase è delicata e Beppe Grillo non vuole più intoppi. Il Movimento 5 stelle è in gara per la posta più alta, il governo del Paese, e il leader non è più disposto a tollerare comportamenti ambigui che possano essere d’intralcio alla cavalcata grillina verso Palazzo Chigi. I margini di autonomia di Virginia Raggi, dunque, si restringono. Il Campidoglio in questi mesi ha svolto un ruolo disturbante: la vicenda Muraro ha rischiato di stroncare sul nascere la carriera politica di Luigi Di Maio, che era stato informato delle indagini a carico dell’assessora ma non aveva capito il contenuto dell’email. Ed è sempre a causa delle “ guerre capitoline” se Beppe Grillo decide in un pomeriggio di settembre di disfarsi di un Direttorio lacerato, annunciando in televisione: « Io faccio da pianificatore familiare. A decidere è il movimento, il direttorio non c’è più » , dice, intervistato da Euronews. Risultato: gli agguati tra bande all’interno del M5s si moltiplicano sotto il tappeto.

Ma nel frattempo c’è stato il referendum del 4 dicembre. La sonora sconfitta che ha costretto Matteo Renzi alle dimissioni ha ingolosito i vertici del Movimento che ora avvertono concreta l’ipotesi di una vittoria elettorale. Restano da definire però un po’ di dettagli: Chi sarà il candidato? Con quale programma? Sono escluse le alleanze? Quesiti che non fanno altro che accentuare le divisioni interne. Soprattutto il primo. Luigi Di Maio si comporta da candidato in pectore da anni, ma tra i grillini della prima ora il vice presidente della Camera non riscuote particolare ammirazione. A differenza di Roberto Fico, considerato l’ortodosso per eccellenza, che subito dopo il referendum ha annunciato una possibile candidatura.

E per evitare scontri fratricidi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio oggi pomeriggio arriveranno a Roma. Parteciperanno all’assemblea congiunta dei parlamentari 5 stelle, nella speranza di riuscire a sedare gli animi. Proprio mentre Gentiloni inizia il suo cammino accidentato di governo