Nella guerra contro lo Stato islamico (Isis) quella di Mosul è considerata la madre di tutte le battaglie; un'offensiva necessaria per liberare la "capitale" irachena del sedicente Califfato e seconda città del paese con quasi due milioni di abitanti. Un'offensiva così importante che l'esercito di Baghdad e i suoi tanti alleati rimandano da oltre un anno. Dopo una lunga preparazione, all'alba di ieri è finalmente scattata l'ora x: «Il tempo della vittoria è arrivato e le operazioni per liberare Mosul dalla violenza e dal terrorismo sono cominciate», ha tuonato il premier Haider al-Abadi ai microfoni della tv di Stato. E fin dalle prime ore l'avanzata degli alleati ha spazzato via la resistenza dei jihadisti sunniti. In effetti l'alleanza anti Daesh (l'Isis in lingua araba) è impressionante per le forze che è capace di dispiegare sul campo: dai reparti regolari dell'esercito, alla polizia federale e locale, ai servizi di contro terrorismo (Cts), dalle milizie sciite eterodirette da Teheran, ai guerriglieri curdi peshmerga, ai membri delle tribù locali fino ai soldati turchi e alle forze speciali americane e di altri paesi arabi e occidentali. La tv curda Rudaw conferma la presenza dei marines di Washigton: «chiaramente visibili» sul campo di battaglia. Sul terreno sono presenti anche militari italiani; la gran parte a protezione della grande diga sul fiume Tigri la cui manutenzione è affidata alla ditta Trevi di Cesena. A questi ultimi vanno aggiunti 130 elicotteristi della Brigata Friuli schierati a Erbil con compiti ben più pericolosi: a bordo degli elicotteri Mangusta dovranno infatti soccorrere e recuperare i feriti dell'alleanza anti-Daesh per trasportarli in zone sicure, ma anche fornire qassistenza ai reparti in difficoltà, il che configura delle autentiche operazioni di guerra guerregiata per i nostri soldati. Le decine di migliaia di uomini che avanzano verso il cuore di Mosul ricevono inoltre il supporto aereo della Coalizione Internazionale che colpisce incessantemente le postazioni del nemico.Secondo l'emittente Sky Arabia le truppe irachene hanno abbattuto senza grandi difficoltà la prima linea difensiva dell'Isis e diversi miliziani sarebbero scappati «radendosi la barba e togliendosi le divise», mentre il leader dell'organizzazione, il "califfo" Abu Bakr al-Baghdadi sarebbe sfuggito a un raid aereo. Almeno una dozzina di villaggi nella zona a sud est della città sono stati espugnati praticamente senza combattere. Il presidente del Kurdistan iracheno Masud Barzani, annuncia che l'offensiva congiunta dei peshmerga con i militari di Baghdad ha liberato dall'Isis circa 200 chilometri quadrati di terreno «È la prima volta - ha detto Barzani - che il sangue dei peshmerga e dell'esercito iracheno si mischiano sul campo di battaglia. Spero che questo sia di buon auspicio per il futuro». Barzani è convinto che le forze in campo saranno in grado di prevenire contrattacchi da parte che curdi e governativi potranno lavorare insieme «per assicurare che Mosul non diventi un'altra Aleppo».Ma più ci si avvicina all'area metropolitana più le cose si complicano: l'Isis sta infatti utilizzando decine di kamikaze con camion-bomba o auto-bomba per ostacolare l'avanzata.All'interno della cinta urbana, vera e propria roccaforte dello Stato Islamico, ci sarebbero fino a 5mila miliziani armati fino ai denti che, come riferisce l'inviato del quotidiano britannico The Guardian «impediscono a chiunque di abbandonare la città e distruggono le abitazioni di chi tenta la fuga». La questione dei civili utilizzati come scudi umani dilaterà necessariamente i tempi per la riconquista di Mosul dove sono intrappolate un milione e mezzo di persone (la metà sotto i 18 anni di età), una situazione che potrebbe generare la più grande emergenza umanitaria degli ultimi anni: «Occorrono aiuti urgenti e, laddove possibili, interventi di assistenza umanitaria immediati o lo scenario sarà simile a quanto abbiamo visto in questi mesi ad Aleppo e in molte città siriane», denuncia Andrea Iacomini di Unicef Italia. Il comandante della Coalzione internazionale il tenente generale americano Stephen Townsend sa benissimo che la presenza di migliaia di scudi umani è l'arma più potente nelle mani delle milizie jihadiste e spiega che per liberare completamente la città dai bqandieroni neri dell'Isis: «ci vorranno diverse settimane, probabilmente dei mesi».