L’annuncio dei bombardamenti su Chernihiv nonostante la promessa di Mosca di ridurre «drasticamente» l’attività militare attorno alla città e alla capitale Kiev ha confermato lo scetticismo dei partner occidentali sul mantenimento degli impegni da parte della Russia. Sono passate solo 24 ore da quelli che erano stati definiti «primi passi giganti» verso un trattato di pace, nei colloqui russo-ucraini di ieri a Istanbul, ma la situazione sul terreno non appare molto migliorata. Nonostante «piccoli riposizionamenti» delle truppe attorno a Kiev, i combattimenti proseguono attorno alla capitale e la difesa ucraina guadagna posizioni. Pur riconoscendo i progressi fatti, il Cremlino ha però detto che «la strada è ancora lunga». «La cosa positiva è che la parte ucraina, almeno quello, ha cominciare a formulare concretamente e mettere su carta ciò che propone», ha detto il portavoce Dmitry Peskov, ma «per il resto c’è ancora molto lavoro da fare». I movimenti di truppe attorno alla capitale non si possono definire un ritiro ma piuttosto un riposizionamento che, avverte anche l’intelligence britannica, potrebbe significare che l’attacco si farà più intenso nel Donbass. La stessa Difesa del Regno Unito constata la difficoltà delle truppe russe, costrette a tornare verso la Federazione o la Bielorussia «per riorganizzarsi e rifornirsi». Il Dipartimento di Stato Usa ha invitato gli americani in Russia di lasciare immediatamente il Paese: segno di un aumento della tensione e del pericolo di «potenziali atteggiamenti minacciosi» da parte delle autorità russe nei confronti dei cittadini Usa. Secondo i media ucraini, ancora, tenendo ferme 94 navi destinate all’esportazione di materie prime alimentari nei porti del Mar Nero, la Russia crea una crisi alimentare globale, come denunciato anche dagli Usa in una riunione Onu sulla sicurezza alimentare. Resta viva la preoccupazione per quanto riguarda le centrali nucleari: la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk ha chiesto una missione speciale Onu «per eliminare i rischi alla centrale nucleare di Chernobyl», e il capo dell’Aiea Rafael Grossi è in visita in una centrale del Sud per preparare un piano in caso di incidenti.

Ecco che cosa succede sui vari fronti nel trentacinquesimo giorno di guerra in Ucraina

Kiev e Nord I bombardamenti sono continuati sulla capitale e su Chernihiv. Secondo il Pentagono, dopo avere annunciato una «riduzione drastica» delle attività attorno alla capitale, la Russia ha in realtà solo «riposizionato in piccola parte» le sue forze vicino a Kiev, ma non si sta ritirando e potrebbe prepararsi a condurre una «grande offensiva» altrove in Ucraina. Anche l’Intelligence britannica considera che probabilmente le forze che lasciano l’area del nord verranno riposizionate per aumentare l’intensità dell’attacco nel Donbass. Il Donbass appare sempre più come l’obiettivo principale dell’offensiva russa, che promette di concentrarsi su questo anche in seguito ai fallimenti registrati nelle altre parti del Paese. Secondo l’intelligence britannica, lo stesso annuncio russo sulla «drastica» riduzione dell’attività a Kiev è la premessa di un riposizionamento della capacità militare a Est. L’esercito ucraino ha ripreso il controllo di un’autostrada strategica che collega la seconda città del Paese Kharkiv a Cuhuiv, piccolo centro da 30 mila abitanti che si trova una cinquantina di chilometri a Est. Entrambe le città sono sotto le bombe dall’inizio dell’attacco russo. Le bombe su Mariupol, che secondo gli analisti internazionali potrebbe cadere nel giro di pochi giorni, non risparmiano neanche la Croce Rossa, secondo le autorità locali. Ieri parlando con il presidente francese Emmanuel Macron, Vladimir Putin ha detto che i «nazionalisti» che resistono all’assedio dovrebbero arrendersi per consentire di affrontare la crisi umanitaria nel porto sul Mar d’Azov. Sempre ieri, un missile ha colpito la sede dell’ammistrazione regionale a Mykolaiv provocando 12 vittime e 33 feriti. La città è cruciale per la sua vicinanza a Odessa. Dopo attacchi aerei mortali nell’ovest dell’Ucraina la scorsa settimana, non ci sono state segnalazioni di azioni militari significative nella regione o intorno a Dnipro. La parte occidentale dell’Ucraina, compresa la città principale della regione, Leopoli, è ancora lontana dall’offensiva di terra, ma è dalla fine della scorsa settimana bersaglio di attacchi aerei.

Telefonata Putin-Draghi

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha avuto oggi una telefonata con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Al centro del colloquio l’andamento del negoziato tra la Russia e l’Ucraina e i suoi ultimi sviluppi. Draghi ha sottolineato «l’importanza di stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale». Lo rende noto palazzo Chigi. «Su richiesta di Mario Draghi», si legge invece nel comunicato del Cremlino, Vladimir Putin ha fornito informazioni sull’andamento dei colloqui di pace e «sono stati forniti chiarimenti anche in relazione alla decisione di passare ai rubli nei pagamenti per le forniture di gas naturale a diversi paesi, tra cui l’Italia».