La guerra trasforma gli esseri umani, li porta a commettere atti inimmaginabili in tempi di pace ma a volte, in qualche modo, riesce anche ad esaltare la parte migliore delle persone che compiono imprese eroiche perdendo anche la loro vita. La vicenda di Alexander Demidenko è un esempio di tutto ciò.

Abitante della città russa di Belgorod, al confine con la vicina Ucraina, era un sincero oppositore della cosiddetta operazione militare speciale. la guerra, lanciata da Vladimir Putin nel febbraio 2022. Come volontario ha accolto nella sua casa le famiglie sfollate a causa dei combattimenti, dopo le guidava verso il valico di frontiera Kolotilovka-Pokrovka, praticamente varco l’unico aperto tra Mosca e Kiev. In due anni di guerra, si ritiene che Alexander Demidenko abbia aiutato circa 900 persone ucraine a tornare nel loro paese. Ma il servizio segreto russo, l'FSB, considera questo naturale desiderio, considerando la situazione di conflitto, un passo meritevole di sospetto e attenzione ferrea.

Per questo motivo l’opera di Demidenko, seppure caratterizzata da spirito umanitario, era altamente rischiosa. Così proprio vicino al punto di passaggio della frontiera è stato arrestato il 17 ottobre 2023, stava trasportando una barella a un rifugiato malato. L'uomo inizialmente è scomparso per tre giorni, prima di essere formalmente accusato e posto in custodia cautelare per consumo di alcol in strade pubbliche.

Demidenko però è morto in carcere il 5 aprile scorso, il suo avvocato ne è venuto a conoscenza solo tre giorni dopo, quando è andato a trovarlo. Per l'amministrazione penitenziaria russa si tratta di suicidio. La versione ufficiale presenta diverse incongruenze e lascia adito a sospetti sull'operato delle autorità penitenziarie russe. Dieci giorni dopo il suo arresto infatti è stata effettuate una perquisizione domiciliare alla presenza dello stesso Demidenko, sua moglie si è immediatamente accorta di segni di tortura, sopratutto sulla schiena e anche di evidenti lividi sulle costole. La testimonianza delle violenze è stata fotografata e conservata.

È stata l'ultima volta che la sua famiglia ha potuto vederlo: da ottobre era stato privato della possibilità di colloqui e di usufruire della lettura di libri, si tratta di uno dei mezzi di pressione più comuni utilizzati contro gli imputati in Russia. Successivamente Demidenko è stato anche accusato di possesso illegale di esplosivi. Una circostanza che sarebbe derivata unicamente dal ritrovamento nel giardino della sua abitazione di una granata risalente alla Seconda Guerra Mondiale.

I parenti sono stati completamente isolati dalla comunità in cui vivono, gli abitanti infatti temono ritorsioni simili. Le reti che aiutano gli ucraini a lasciare la Russia, agiscono clandestinamente. Nella stessa Belgorod, un’altra nota volontaria, Nadine Geisler, di 28 anni, è stata arrestata il primo febbraio, accusata di incitazione all’estremismo. Su di lei la repressione esercita non solo l'inevitabile violenza, mettendo in pericolo la sua vita, ma usa anche mezzi subdoli. Ad esempio la giovane donna riceve all'inizio di ogni mese trenta litri d'acqua da misteriosi benefattori, un dono che però le viene fatto pagare in altro modo in quanto le viene vietato di ricevere altri pacchi che potrebbero essere utili per gli ucraini in fuga.

La famiglia Demidenko crede di sapere il motivo di tanto accanimento per un'opera che non sposta di certo le sorti della guerra nonostante l'avversione per il conflitto di molti cittadini russi. Il passaggio clandestino della frontiera infatti costituisce anche un lucroso business sulla pelle di persone disperate. Con la sua attività l'uomo morto in carcere avrebbe ostacolato il racket e la corruzione praticati al posto di frontiera di Kolotilovka- Pokrovka. Oleg, il figlio di Demidenko, ha confermato di aver sentito il padre lamentarsi più volte per le torture che gli venivano inflitte. Ma non esclude che l'ipotesi del suicidio possa essere vera: «Per un uomo libero come lui, il pensiero della reclusione era intollerabile», ha scritto su Telegram.