Contestazioni di piazza in numerose città della Francia e il rischio concreto di una bocciatura della Loi du travail da parte del Parlamento. Sta incontrando non poche resistenze il cosiddetto “Jobs Act alla francese”, la riforma del mercato del lavoro presentata a fine marzo dal governo di Manuel Valls e dichiaratamente ispirata all’analogo provvedimento italiano. L’obiettivo è quello di ridurre il tasso di disoccupazione – dal 2012 stabile sopra il 10% e ora vicino all’11% - stimolando le imprese ad assumere. Una legge che incarna la «sinistra» e il «progresso» secondo il presidente François Hollande; un provvedimento «liberista, che riduce i diritti e aumenta la precarietà», ribattono i maggiori sindacati chiedendone il ritiro. La riforma che porta il nome della ministra del Lavoro El Khomri è in questi giorni all’esame dell’Assemblea Nazionale; al momento alla maggioranza mancano 40 voti, con la gauche socialista che potrebbe smarcarsi e votare contro, anche se il premier Valls si è detto “fiducioso” circa l’approvazione.Malgrado alcune recenti modifiche, contestate dal Medef (la Confindustria francese), la Loi du travail poggia ancora essenzialmente su due pilastri: licenziamenti più facili e allungamento di fatto dell’orario di lavoro oltre le 35 ore settimanali fissate per legge. Questi i punti principali:1)  Con la normativa attuale, i licenziamenti economici sono consentiti in casi ristretti e subordinati al via libera di un giudice. Il governo ora vuole cancellare questi vincoli, consentendo a quelle aziende che, per quattro trimestri di seguito, dichiarino una riduzione del proprio giro di affari, di cacciare i dipendenti per motivi economici e senza bisogno del parere del giudice.2)  Scompare la reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Come in Italia, il governo francese “monetizza” la violazione di questo diritto, proponendo risarcimenti crescenti in base all’anzianità aziendale, che vanno ad aggiungersi al pagamento dell’indennità di mancato preavviso. Si va da un indennizzo massimo pari a 12 mensilità per chi è al lavoro da 10-20 anni, ai 9 mesi per chi ha una anzianità aziendale tra 5-10 anni e così via a scendere: 6 mesi con 2-5 anni, tre mesi al massimo in tutti gli altri casi. Bisogna dire che, a seguito delle proteste, questi “tetti” sono diventati non più vincolanti ma “indicativi”. La libertà del giudice di disporre risarcimenti più alti perciò rimane, anche se viene condizionata.3)  Aumento dell’orario lavorativo. In Francia la settimana lavorativa è di 35 ore, tuttavia il codice del Lavoro permette già deroghe per “circostanze eccezionali”. Il tempo massimo di lavoro non può però in ogni caso superare la media di 44 ore su un periodo di 12 settimane. Il governo invece vorrebbe rendere legali accordi aziendali e di settore finalizzati ad aumentare ulteriormente l’orario di lavoro fino a 46 ore settimanali, portando il calcolo della media a 16 settimane.4) Taglio del pagamento degli straordinari. Adesso le prime otto ore di lavoro eccedenti le 35 settimanali vengono pagate il 25% in più e le successive con una maggiorazione del 50%. Con la riforma Valls-Khomri lo straordinario verrebbe pagato solo il 10% in più.