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Oggi le primarie democratiche per scegliere chi parteciperà alla corsa per la poltrona di sindaco di New York. Bill De Blasio ha raggiunto il limite dei mandati e non potrà ricandidarsi, ma soprattutto il suo indice di popolarità è sceso a livelli bassissimi. La gestione del Covid- 19, un’esplosione di criminalità, insieme a sempre più frequenti violenze a sfondo razziale, sembrano essere stati problemi troppo grandi per il sindaco di origine italiana accusato da più parti di non aver agito efficacemente.
Ed è proprio sul “dopo pandemia” che i Dem, si giocano molta della loro influenza una città da sempre progressista. Mentre i Repubblicani voteranno primarie con pochissimi candidati, nel campo dell’Asinello in lizza ci sono ben 13 personalità politiche più o meno conosciute a livello territoriale. Di queste, però, sono solo 4 quelle che hanno qualche chance di vittoria. Il segno di una ricchezza di classe dirigente e partecipazione tra i Democratici ma anche un quadro di divisioni e tendenze variegate.
Basti pensare che tra i papabili figura Andrew Yang, imprenditore che ha anche tentato la strada delle primarie per le elezioni presidenziali, il favorito del partito Eric Adams, presidente del Distretto di Brooklyn, l’ex responsabile dell’azienda municipalizzata dei rifiuti, Kathryn Garcia ( anch’essa molto quotata tra i maggiorenti Dem) e poi quella che potrebbe essere la vera sorpresa, il cambiamento alla guida della Grande Mela. La 57enne Maya Wiley. In caso di successo sarebbe infatti la prima donna a sedere sullo scranno del sindaco, il fatto di essere afroamericana ( di madre bianca) rappresenta un ulteriore punto a suo favore rispetto ad alcune fasce di elettori. Anche se non ha una grande esperienza amministrativa è stata consigliera dello stesso De Blasio.
Wiley è un’avvocata per i diritti civili, insegnante di politiche per la giustizia sociale presso The New School e commentatrice su questione legali per il canale MSNBC. La sua è una formazione forense di tutto rispetto che comprende anche il Bachelor of Arts in psicologia presso il Dartmouth College e il Juris Doctor conseguito presso la prestigiosa Columbia Law School. Ha lavorato alle dipendenze dell’Ufficio del Procuratore per il Distretto Meridionale di New York. La sua attività l’ha portata a sfiorare la presidenza del NAACP ( National Association for Advancement of Coloured People) mentre collaborava come legale anche con l’America Civil Liberties e l’Open Society. Tra il 2016 e il 2017 ha presieduto il Civilian Complaint Review Board ( CCRB), l’agenzia di supervisione sulla Polizia di New York, la più grande degli Stati Uniti. Visti i temi principali della campagna elettorale, che hanno toccato anche criminalità e violenza, l’esperienza di Wiley potrebbe rivelarsi fondamentale. Tra i suoi maggiori sponsor politici c’è la leader della sinistra Alexandria Ocasio Cortez, popolarissima tra i giovani che ha appoggiato pubblicamente la sua collega di partito già dallo scorso anno. Anche se non è da trascurare, tra i vari endorsement, quello di Elizabeth Warren. Le differenze tra Wiley e i suoi competitor alle primarie si sono visti soprattutto sulle tematiche sociali. Affrontando l’emergenza abitativa e la crescita dei senza tetto Willey non ha nascostol’idea di stornare risorse dirette alla Polizia verso programmi di inclusione sociale. Un punto sul quale si gioca una battaglia anche a livello federale.
C’è poi la sanità, in una città che porta i segni della pandemia soprattutto sulla pelle delle comunità nere e latine, Wiley ha proposto di creare un'assistenza universale spendendo 300 milioni per più di 100mila caregiver informali. Complessivamente quello che è stato prospettato è un piano di spesa quinquennale da 10 miliardi ispirato dal New Deal roosveltiano. Nelle intenzioni dovrebbero crearsi 100mila nuovi posti di lavoro in progetti di resilienza climatica e alloggi pubblici.