Contrastare le mafie serve un intervento culturale, ma, soprattutto, serve maggiore fiducia tra lo Stato e i cittadini. Sono queste le conclusioni del convegno “Mafia, un pericolo per l’economia e l’impresa”, organizzato ad Arezzo dall’associazione Aequa. Un incontro che ha visto la partecipazione del vicepresidente del Csm David Ermini, del procuratore antimafia Cafiero De Raho e del presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin. Tutti d’accordo nel sostenere che la mafia soffoca l’economia sana, anche a causa di un rapporto tra Stato e cittadino fondato sul sospetto, ha sottolineato Mascherin.

«Chi vuole seguire la legalità, paradossalmente, invece di trovare un percorso facilitato si trova una serie di ostacoli burocratici - ha spiegato Non c’è uno Stato organizzato in modo da garantire un sistema di realizzazione dei propri progetti imprenditoriali: si parte dall’idea che innanzitutto il cittadino debba essere considerato non affidabile». Un problema principalmente culturale, secondo il presidente del Cnf, risolvibile non con strumenti repressivi - da qui il riferimento alla legge “spazzacorrotti” - ma ristabilendo il rapporto di fiducia.

«Chi dispone di grandi capitali soffoca l’impresa sana - ha spiegato Ermini La mafia non si combatte con annunci, ma con sacrificio quotidiano e attraverso il rispetto a chi la avversa». E le mafie sono la vera emergenza nazionale, ha spiegato, anche se il fenomeno sembra finito «in un cono d’ombra», una disattenzione che «può riflettersi sulla politica».

Inquietanti i numeri citati dal procuratore De Raho: mafia, ‘ ndrangheta e camorra riescono a guadagnare 30 miliardi di euro l’anno, il 2 per cento del pil nazionale, ricchezza che viene utilizzata per essere reinvestita, per un terzo, nell’acquisto di droga e per due terzi in attività economiche. «E questo è un modo di operare che risale a 30 anni fa - ha sottolineato Pensate qual è stato lo sviluppo». Oggi i mafiosi sono maturi, «sono persone colte, sanno che la nuova frontiera è il territorio senza confini, sono i più europei di tutti. Si muovono acquisendo attività in difficoltà». Ed è su questa traccia che si è inserito l’intervento di Mascherin, con l’invito a non identificare ogni cosa con la mafia. «Uno dei temi fondamentali per contrastare i fenomeni mafiosi - ha sottolineato - è il contrasto alla delegittimazione delle istituzioni». Avvocati, magistrati e giornalisti sono dunque i primi a dover collaborare per contrastare ogni forma di delegittimazione, humus fondamentale per l’affermazione del sistema mafioso. «È in atto una delegittimazione del magistrato, soprattutto del giudicante, tutte le volte che non risponde ad una aspettativa popolare. Quel giudice deve essere difeso», pena l’indebolimento dell’ordinamento statale e, dunque, la creazione di ordinamenti paralleli.

Perché altrimenti «il giudice che assolve un presunto mafioso diventa simbolo del fallimento dello Stato. Ma un giudice che assolve perché non ha la prova fa il suo dovere».