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Marina Ovsyannikova
Ci sono tanti modi in Russia per perseguitare un oppositore politico. Lo sa bene la giornalista Marina Ovsyannikova, che da diversi mesi si trova in Francia con la figlia minorenne. La reporter di origini ucraine è diventata famosa per aver esposto nel marzo del 2022, durante una diretta di Channel One, un cartello contro la guerra. Da allora la vita di Ovsyannikova ( collaboratrice del nostro giornale, è stata ospite del Dubbio, a maggio, durante il Salone internazionale del libro di Torino) è cambiata radicalmente ed è stata stravolta anche da un punto di vista familiare e affettivo. Il figlio non vuole più avere contatti con lei e l’ex marito dallo scorso anno ha iniziato una battaglia legale per ottenere l’affidamento esclusivo della figlia dodicenne.
È di due giorni fa la notizia relativa all’iscrizione di un procedimento, presso il tribunale Shcherbinsky di Mosca, contro Marina Ovsyannikova per privarla dei diritti genitoriali. La causa è stata intentata dall'ex marito della giornalista, Igor Ovsyannikov, che lavora a Russia Today. A gennaio lo stesso tribunale moscovita ha parzialmente accolto un altro ricorso di Igor Ovsyannikov sempre in materia di affidamento della figlia con contestuale obbligo per l’ex reporter di Channel One al versamento di una somma di danaro. Qualche mese prima, nell'ottobre 2022, dopo la fuga dalla Russia di Ovsyannikova, l’autorità giudiziaria ha stabilito che i figli della giornalista devono vivere con il padre, accogliendo così la richiesta dell’ex coniuge per il trasferimento della custodia. «Una sentenza inapplicabile», ha subito precisato Dmitry Zakhvatov, avvocato di Marina Ovsyannikova.
La giornalista dissidente ha commentato la notizia della nuova azione giudiziaria con amarezza, senza perdere però la fiducia. Vuole continuare a denunciare i crimini della Russia e garantire un futuro sereno alla figlia. «Una nuova causa – ha detto Ovsyannikova - è arrivata dalla Russia. Questa volta mi vogliono privare dei diritti genitoriali per la mia posizione contro la guerra. Penso che la mia famiglia in Russia sia stata presa in ostaggio. Non riesco a trovare altre spiegazioni per tutte le azioni che si stanno intentando nei miei confronti. Forse, queste non sono minacce dirette, ma si vuole fare una pressione psicologica più o meno esplicita. Poco tempo fa, un tribunale russo ha già limitato i miei diritti di genitore, affermando che “i bambini devono vivere con il padre, perché la madre è impegnata in attività politiche”. Ecco perché è difficile comprendere il senso di questa nuova causa, a meno che non si voglia fare una pressione psicologica e intimidire, di conseguenza, tutti coloro che si oppongono alla guerra».
Ovsyannikova riflette pure sulla nuova vita lontano dalla Russia di Putin. «Insieme a mia figlia – ha aggiunto - vivo in Francia. Questo paese ci ha dato ospitalità e proteione, dopo che sono fuggita dagli arresti domiciliari perché incriminata in un procedimento penale ai sensi dell'articolo 207.3 del codice penale russo, incostituzionale, sui falsi. Ora cresco mia figlia da sola, cercando di adattarmi alla vita di un paese straniero, senza una casa di proprietà e senza un lavoro fisso. Nel frattempo, il mio ex marito e la sua nuova compagna vivono felici a casa mia. Lui non comunica con me o con mia figlia. Ma ogni mese dalla Russia mi chiede di pagare gli alimenti per una somma che si aggira attorno ai 17mila rubli. Non ho dubbi che la decisione del tribunale di privarmi dei diritti genitoriali sarà positiva per il mio ex marito, dato che non ho taciuto e continuo a parlare attivamente contro la guerra, la propaganda e il regime criminale di Putin».
Dopo la protesta clamorosa davanti alle telecamere del più importante canale televisivo russo, Marina Ovsyannikova si è dimessa e ha lasciato una prima volta la Russia nella primavera del 2022. Ha lavorato per alcuni mesi in Germania, collaborando con il giornale Die Welt, per poi fare di nuovo ritorno a Mosca. Nella capitale russa ha continuato a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze nefaste della guerra in Ucraina. Per questo è stata multata tre volte in base alla normativa sul discredito delle forze armate. Nell’agosto di un anno fa è stato aperto un procedimento penale contro Ovsyannikova per la diffusione di notizie false sull'esercito russo e sull’operazione militare speciale in corso. I nuovi guai giudiziari derivano per aver inscenato un’altra protesta clamorosa. La giornalista si è appostata nelle vicinanze del Cremlino esponendo un poster con la scritta “Putin è un assassino. I suoi soldati sono fascisti”. Per questo fatto è stata mandata agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Nell’ottobre 2022 il colpo di scena. Con un’azione rischiosa e rocambolesca Marina è riuscita a privarsi del dispositivo di controllo elettronico e a scappare da Mosca con la figlia. Il ministero dell’Interno russo ha inserito la reporter nella lista dei ricercati. Poca cosa rispetto alla ritrovata libertà in Francia.