Rocco Schiavone, il personaggio creato dalla penna di Antonio Manzini è tornato. Marco Giallini vestirà di nuovo i panni dell’irriverente e cinico vicequestore protagonista dell’omonima serie TV Rocco Schiavone targata Rai Fiction, Cross productions e Beta Film, in onda su Rai2 da mercoledì 17 ottobre ma già disponibile su RaiPlay con la prima puntata della seconda stagione da oggi 13 ottobre. Se la prima stagione ci presentava uno Schiavone già scalfito e indurito dal suo passato misterioso, solitario, al limite del fuorilegge e con il pensiero costante al ricordo quasi metafisicamente onnipresente della moglie scomparsa da anni, interpretata da Isabella Ragonese, nelle quattro prime serate di cui si compone la seconda stagione diretta da Giulio Manfredonia invece, si proverà a svelare il passato del poliziotto. Chi era, ma soprattutto, com’era Schiavone quando viveva a Roma ( e non nella fredda Aosta), la moglie era viva e c’era ancora posto per amore, speranza e litigi su dove passare il Natale? Un fantasma dal passato riemergerà e sarà utilizzato come espediente narrativo per permettere al poliziotto di raccontarsi e a Giallini di mostrare un’altra sfaccettatura del suo personaggio, di completarlo e dargli ancor più carattere, spessore e perché no, empatia. Nessuno riesce a far vivere i personaggi nell’interpretazione meglio di Giallini e la prima puntata intitolata 7- 7- 2007 lo mostra chiaramente a chi ancora nutrisse dubbi. Il 7 luglio 2007 è il giorno dell’omicidio di sua moglie, è il giorno in cui la sua vita è cambiata ed è per questo che la serie parte dal passato di Schiavone che si rivela fondativo, come conferma la direttrice di Rai Fiction Eleonora “Tinni” Andreatta, perché di quel che è stato ed è successo, il vice questore non riesce a liberarsi e ritorna come una maledizione. La fiction Rocco Schiavone ancor prima di iniziare la sua seconda avventura, annuncia già una terza stagione che attingerà sempre ai romanzi di Antonio Manzini, tra cui il nuovo Fate il vostro gioco, e si conferma eccellenza Rai all’estero. È stata già venduta in Germania, in Francia su France Télévisions e negli Stati Uniti su Starz, network tele- visivo ed ora anche piattaforma streaming che vanta, tra le altre, la produzione di serie TV come Outlander. Marco Giallini, nella sua Roma per presentare la nuova stagione prima di tornare sul set di Domani è un altro giorno di Simone Spada accanto a Valerio Mastandrea, discute sulle polemiche sterili che hanno coinvolto il suo Schiavone della prima stagione e conferma similitudini con il suo personaggio che lo rendono così vero al pubblico affezionato della fiction Rai.

Quanto le somiglia ancora Schiavone?

Mi somiglia anche come carattere e linguaggio. Certo, peggio Giallini che Schiavone, solo che non mi faccio le canne. E come diceva Mastroianni, uno più grande di me nel senso attoriale del termine: «Non sono io che prendo possesso del personaggio, è lui che prende possesso di me». Intanto mi immagino doppiato in tedesco e mi vorrei vedere, dovrei essere caruccio.

In questa serie c’è anche più Roma e non solo l’odiata Aosta?

In realtà Aosta è molto amata da me e anche da Schiavone secondo me, tutto sommato. Insomma Roma compare nel ricordo. Schiavone viene interrogato da persone di grado più alto e piano piano i suoi ricordi diventano film, diventano realtà. Lui si ricorda di anni prima dove la moglie era ancora viva e si scoprono cose del perché è così ermetico, scuro e omertoso come lo abbiamo visto nella prima stagione. I nodi vengono al pettine e i fantasmi ritornano. Lui è sempre così nero però, a me piace molto.

Cosa ha Rocco schiavone di più di tanti altri poliziotti di fiction che però non vengono vendute all’estero?

A me piace perché è bello come il sole. Ma che gli vuoi dire a Schiavone su!

Molte le polemiche sulla prima stagione perché il suo personaggio era cinico, nero e si fumava le canne. Nella seconda stagione sono state apportate modifiche alla luce di ciò?

Il personaggio è quello, non è cambiato molto, forse un paio di canne meno se ricordo bene.

È d’accordo sul fatto che possa essere diseducativo vedere un poliziotto che si fa le canne?

Non può essere diseducativo perché è una cosa che già non fa più nessuno. Addirittura la cannabis è spesso usata a scopo terapeutico. Qui purtroppo la gente si droga per davvero, i ragazzini anche, altro che canne.

Questo tipo di polemiche l’hanno irritata?

Assolutamente no, ognuno fa il lavoro suo. Sono polemiche giustificate dal punto di vista di chi le ha fatte. Non ho idea di cosa provi la gente quando guarda delle cose. Io vedo tutto e traggo le mie conclusioni. La cosa più strana è che nessuno abbia protestato sul fatto che il vicequestore ruba.

Schiavone sembra aver problemi a liberarsi del passato, secondo lei è impossibile affrancarsi?

Quando succede una cosa così come accade a lui ed è accaduto a me, non credo sia possibile dimenticare. Io, mia moglie, più passa il tempo e più ci penso, forse perché sto per morire pure io, chissà.

Tra i personaggi che ha interpretato, Schiavone è quello che sente più vicino?

Sì devo dire di sì. In più ha il nome di mio figlio. Ha il mio stesso retaggio ed abbiamo in comune parecchie vicissitudini anche se io non faccio il poliziotto.

Ha quindi anche lo stesso cuore d’oro?

Ma certo. Ho due figli che sono belli come il sole, me li sono tirati su bene. Mi devo elogiare da solo perché quando vado in giro con loro è una cosa bella. Ne avrei fatta una quindicina di figli se mi fosse stata data la possibilità.

Le ha dato molta popolarità in più questo personaggio?

Sì tantissimo, anche chi mi conosceva così così ora con Schiavone mi riconosce.