Una vita di spettacolo, musica, radio e televisione. L’eterno ragazzo Renzo Arbore compie 80 anni, vissuti all’insegna dell’arte in tutte le sue forme: dal primo enorme successo su Radio 2 con Bandiera Gialla, seguito da quello di Alto gradimento, per poi invadere la tv con le trasmissioni ormai cult Quelli della notte e Indietro tutta! . E poi tantissima musica, prima giovanissimo come clarinettista nei complessi jazz e poi come fondatore dell’Orchestra Italiana. «Non ha eredi, è unico» sorride Mara Venier, sua compagna per 12 anni e ancora grande amica, che racconta come i suoi varietà abbiano cambiato il modo di fare televisione in Italia.

Renzo Arbore festeggerà i suoi 80 anni?

Che io sappia, no. Io gli avevo proposto di aiutarlo a organizzare una grande festa, con tutti gli amici e le persone che hanno fatto parte della sua vita in questi anni, lui però ha preferito di no. Non vuole festeggiare, ma ha deciso di andarsene a Bologna dai suoi nipoti. Preferisce passare un giorno con la sua famiglia in modo privato, e forse è anche il modo migliore e più giusto per festeggiare questo traguardo di vita.

Lei e Renzo siete stati molto innamorati. Lei ricorda quando è scoccata la scintilla?

Guardi, le confesso che io sono sempre stata innamorata di Renzo, anche prima di conoscerlo di persona. Lo vedevo in televisione con L’altra domenica e già ero innamoratissima di lui. Poi s’immagini: io conoscevo Mariangela Melato, perchè andavamo dallo stesso parrucchiere a Roma, a Campo de’ Fiori. Ricordo che un giorno le dissi: «Sappi che sono pazza del tuo fidanzato».

E poi quando vi siete incontrati di persona?

Lo conobbi a inizio anni Ottanta a Taormina, durante il Festival del cinema. Io ero lì a presentare E noi non faremo Karakiri, diretto da Francesco Longo e dove recitavo con Vittorio Mezzogiorno. Lui invece era lì con il suo amico Luciano de Crescenzo. Ricordo che conobbi prima Luciano e poi fu lui a presentarmelo, un pomeriggio in un bellissimo albergo. Nessuno sapeva del mio innamoramento per Renzo e io lo tenni per me. Poi, quando tornammo a Roma, De Crescenzo iniziò a corteggiarmi, invitandomi a frequentare il loro gruppo di amici. A distanza di tanti anni posso dirlo: la verità è che frequentavo De Crescenzo solo per vedere Arbore. Così nacque prima una grande simpatia, poi, dopo molti anni, ci siamo fidanzati.

Renzo Arbore è stato definito in molti modi: cantautore, disc jockey, conduttore radiofonico, clarinettista, showman, attore, sceneggiatore, regista. Quale è, secondo lei, la definizione più corretta?

Renzo è prima di tutto un artista. Lo è perchè ha mantenuto quella curiosità e soprattutto la purezza dei bambini. E’ questa la sua forza: è rimasto sempre una persona profondamente pulita, con un animo da Peter Pan.

Il suo modo di fare varietà, sia in radio che in televisione, è entrato nella storia dello spettacolo italiano. Che cosa hanno rappresentato programmi come “Bandiera gialla”, “Alto gradimento”, “L’altra domenica”, “Indietro tutta! ”?

La sua è stata una vera e propria rivoluzione, che è nata dalla radio e dal suo grande lavoro insieme a Gianni Boncompagni. Nessuno cresciuto in quegli anni può dimenticare Alto gradimento: una trasmissione che tutti tornavano a casa ad ascoltare all’ora di pranzo. Una fedeltà di pubblico che aveva forse solo Sanremo. I suoi programmi hanno cambiato il modo di fare intrattenimento e avevano tutti una caratteristica comune: davano un appuntamento fisso agli italiani. Quello di Renzo era un intrattenimento intelligente, ma soprattutto molto ironico e divertente.

Che televisione era, quella di quegli anni?

Era una televisione fatta di leggerezza e improvvisazione. Renzo era capace di riunire intorno a lui un gruppo di persone che lavoravano in piena sintonia con lui. La chiave del suo successo è stata questa: fare una televisione intelligente ma che divertiva il pubblico.

E soprattutto popolarissima.

Il pubblico ha una grande nostalgia e io credo che avrebbe una gran voglia di tornare a vedere Renzo. Lui, però, è molto defilato.

Si potrebbe ancora fare, oggi, quella tv?

In molti ci hanno provato, ma io non ho ancora visto da altre parti la stessa ironia e classe di Renzo. Lui inventava i programmi, non li costruiva sugli ospiti ma su grandi idee e scrittura. Sono passati trent’anni, però, e oggi sia la tv che il pubblico sono cambiati: sono arrivati i reality show e i canali satellitari. Dell’Arbore televisivo sono state fatte tante imitazioni, ma nessuno è riuscito ad arrivare ai suoi livelli.

Nessun erede, quindi?

Non mi piace parlare di eredi: ogni artista ha la sua cifra, ogni autore ha le sue intuizioni. Se dovessi pensare a qualcuno che si avvicina, oggi, direi Fiorello. Lui è l’unico a fare un intrattenimento che conquista il pubblico, anche se non ha la trasgressione che aveva Renzo.

Filo conduttore della sua carriera è stata la musica. Che valore ha avuto?

Lui ha sempre adorato la musica, a partire dal jazz. Ricordo che mi raccontava di quando, da piccolo a Foggia, ascoltava le radio americane con la mamma. Poi c’è stata la passione per la musica napoletana, ma soprattutto la sua vera, grande intuizione: la formazione dell’Orchestra italiana. All’epoca stavamo insieme e io non capivo che cosa stesse progettando, lui invece mi diceva: «fidati Mara, questa orchestra sarà il futuro. Così girerò il mondo!

». E ha avuto ragione lui. Uno dei momenti più belli fu quando andammo insieme a New York, e l’Orchestra italiana si esibì al Radio City Music Hall: mentre suonavano, tutto il pubblico ballava e cantava con loro. La verità è che, ancora oggi, la musica è la cosa che più lo fa divertire.

Anche lei è uno dei volti della televisione italiana. Che cosa le ha insegnato Renzo Arbore?

La leggerenzza nel lavoro. Quando ho cominciato non ero famosa e ho avuto la mia grande occasione con Domenica In: all’inizio dovevo solo fare un gioco, alla fine mi trovai a condurre il programma. Fu Arbore a insegnarmi, mi disse: «Sii te stessa, semplice. Devi fare Domenica in come sei adesso, pulita e senza trucco, e vedrai che andrà bene», e così è stato. Poi da lui ho imparato soprattutto a fare improvvisazione e, con gli ospiti, ad ascoltare chi intervistavo senza scrivere nulla, cercando di capire che persona avevo davanti.

E’ stato così determinante, nella sua carriera?

Lo dico col cuore: se sono riuscita a fare televisione, devo moltissimo a lui. Renzo per me, che non credevo di poter fare della tv un mestiere, è stato determinante, proprio grazie ai suoi insegnamenti all’inizio della mia carriera. Di più, mi ha fatto un regalo inestimabile: la naturalezza davanti alla telecamera, la tranquillità di mostrarmi senza mascherare nè nascondere nulla.

Secondo lei, lo rivedremo in televisione?

Noi nostalgici certamente vorremmo rivederlo in tv. Ma sono sicura che lui avrà delle idee, perchè è una fonte continua di intuizioni. Deve solo avere la voglia e il coraggio di buttarsi.

Per finire, come vorrebbe augurargli buon compleanno?

Purtroppo non ci vedremo il giorno del compleanno, ma vorrei mandargli un grande bacio. Gli auguro di cuore altri 80 anni, ancora da eterno ragazzo.