Un Premio Nobel di incoraggiamento. Un riconoscimento per gli sforzi fatti, senz'altro, ma anche una spinta verso il futuro, visto il recente inatteso risultato del referendum. Il comitato di Oslo nonostante tutto ha deciso di assegnare il Premio Nobel per la Pace al presidente della Colombia Juan Manuel Santos, che da quattro anni conduce trattative con la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia per porre fine al più antico conflitto ancora vivo nelle Americhe.Nelle scorse settimane l'accordo di pace è stato raggiunto, la tregua proclamata e un trattato firmato a Cuba. Tra l'altro proprio la Norvegia (che assegna il Nobel per la Pace a differenza degli altri che sono scelti in Svezia) è tra gli sponsor di questo accordo. Il premio di quest'anno sembrava allora scontato, vedendo come destinatari il presidente colombiano e probabilmente anche l'attuale leader politico delle Farc Rodrigo "Timochenko" Londoño, che ha decretato e confermato l'addio alle armi del movimento guerrigliero. Poi però domenica scorsa a sorpresa è arrivato il referendum che doveva confermare l'accordo di pace, e del tutto inaspettatamente la Colombia ha detto no. Per poco più di 50 mila voti, ma ha detto no. E tutto è tornato se non in alto mare almeno in acque travagliate.Tutte le parti in causa si sono affannate a ribadire che la guerra non sarebbe ripresa e che la sostanza dell'accordo restava valida, e l'intenzione comune è quella di riaprire subito trattative per aggiustare il trattato, coinvolgendo il fronte del no, guidato dall'ex presidente Uribe che a sua volta ha precisato che il no non era contro la pace ma contro alcune clausole. Tanto bastava però per riaprire una fase di incertezza, e gli osservatori davano per sfumato ? almeno quest'anno ? l'atteso Premio Nobel. Ma si vede che il comitato ha voluto invece mandare un messaggio, ignorare il risultato del referendum e far ripartire sotto i migliori auspici il dialogo. O forse aveva solo già deciso. Fatto sta che il premio al presidente è arrivato, mentre è stata tenuta fuori la controparte, e in questo potrebbe aver pesato l'esito del referendum, nel quale i critici sottolineavano proprio l'eccessiva benevolenza nell'accordo verso i crimini di sangue dei guerriglieri.La guerra civile in Colombia dura da 52 anni, ha provocato 250 mila morti, 80 mila dispersi, 7 milioni di sfollati e quasi 200 mila rapiti. A fronte di queste enormità Oslo ha deciso che gli sforzi per la pace fossero comunque meritevoli di essere premiati. Infatti la motivazione cita proprio "gli sforzi" e non i risultati. Secondo il Comitato norvegese, il premio vuole essere un chiaro sostegno alla decisione di Santos di invitare tutte le parti a partecipare a un dialogo nazionale globale perché il processo di pace tra il governo e le Farc non muoia dopo il referendum. «Il fatto che la maggior parte degli elettori abbia scelto il No a un accordo di pace non significa necessariamente che il processo di pace sia morto. Il referendum non è stato un voto a favore o contro la pace», ha insistito il Comitato. Santos ha accettato l'onorificenza «in nome del popolo colombiano e di tutte le vittime del conflitto armato», definendola un «grande stimolo» per costruire la pace in Colombia. Dello stesso avviso anche le stesse Forze armate rivoluzionarie che, congratulandosi con il presidente, hanno ribadito come «l'unico premio a cui aspiriamo è la pace con giustizia sociale per la Colombia».