Il Parlamento a breve, si spera, sarà chiamato a riunirsi per eleggere i membri laici del Csm. Non si può più attendere, considerato che il Consiglio attuale è in prorogatio. La scelta dei non togati non va affatto sottovalutata dopo quanto accaduto negli ultimi anni all’interno della magistratura. Proprio il presidente Anm Giuseppe Santalucia, al recente congresso di Roma, ha sottolineato come «nelle molte riflessioni sulle degenerazioni all’interno del Csm» si sono «evidenziate soltanto le responsabilità della magistratura, mentre poco spazio è stato dedicato alla comprensione delle ragioni per le quali la componente laica non ha esercitato con la necessaria continuità, come il Costituente si attendeva, quella benefica opera di interdizione delle distorsioni corporative della maggioranza togata».

Proprio per l’importanza di questa scelta il deputato Riccardo Magi, presidente di + Europa, ha inviato una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana per chiedere come intenda procedere per garantire «trasparenza e parità di genere» in questo processo decisionale. In pratica, dice Magi, evitiamo di decidere i nomi nelle stanze segrete dei partiti come accaduto fino ad oggi, discutiamo, ad esempio, in Aula dei vari curriculum e scegliamo insieme i profili più adatti.

Il parlamentare radicale, nel rivolgere questa sollecitazione, parte dai seguenti presupposti: «Il Parlamento, il 17 giugno 2022, ha approvato la legge 71 che ha stabilito che i 10 componenti laici del Csm siano scelti "secondo procedure trasparenti di candidatura, da svolgere nel rispetto della parità di genere di cui agli articoli 3 e 51 della Costituzione"».

In proposito, la relazione illustrativa dell’emendamento governativo da cui trae origine la norma afferma che, «pur con la piena consapevolezza che la materia attiene all’autodichia del Parlamento, tuttavia è sembrato possibile declinare in una fonte primaria il richiamo ai principi di rango costituzionale del rispetto della parità di genere garantita dagli articoli 3 e 51 della Costituzione e dei principi di trasparenza nelle procedure di candidatura e di selezione dei candidati laici», «anche in ragione del fatto che, a fronte dell’utilizzo del concetto di “eletti” nella norma costituzionale anche con riferimento ai laici, la legge potrebbe essere legittimata a dettare le relative procedure elettorali».

Non avendo tuttavia la legge dettagliato le procedure elettorali atte a sostanziare i suddetti principi di trasparenza e parità di genere, spetta alle Camere individuare le modalità idonee a garantirne il rispetto».

Per quanto riguarda i principi di trasparenza e in particolare per ciò che attiene alle procedure di candidatura, «non mancano esempi cui attingere - scrive Magi - basti pensare alle nomine dei componenti delle autorità indipendenti rimesse alla deliberazione delle Camere; è altresì necessario individuare un metodo di voto che garantisca la parità di genere. Come Lei ben sa, la definizione di tali procedure dovrà avvenire in tempi molto rapidi, considerato che ai sensi dell’articolo 21 della legge 195 del 1958 le elezioni per il Consiglio superiore dovranno aver luogo entro dicembre, che la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della convocazione deve avvenire almeno 40 giorni prima delle elezioni e che i membri togati sono già stati eletti con le elezioni del 18 e 19 settembre scorso». Insomma, si faccia presto e si faccia bene.