Ci sono altri due esponenti di spicco del Pd tra i soggetti coinvolti nel terzo troncone dell’inchiesta “Mafia Capitale”. L’ex capogruppo in Consiglio Comunale, Francesco D’Ausilio, e l’ex capogruppo al consiglio regionale del Lazio, Marco Vincenzi, sono infatti tra i 28 destinatari dell’avviso di garanzia notificato dalla Procura di Roma. Rischiano adesso il rinvio a giudizio, come molti altri soggetti, già tra gli imputati del maxi-processo, raggiunti dal provvedimento. I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e il 2014. Tra i reati contestati, a seconda delle posizioni, corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti. La chiusura indagini riguarda anche Salvatore Buzzi, ras delle cooperative e figura chiave dell’inchiesta, Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull’immigrazione, e Eugenio Patanè, consigliere Pd alla Regione.Sono tre gli episodi contestati a D’Ausilio che, in concorso con il suo ex capo segreteria Calogero Salvatore Nucera, «riceveva la promessa di corresponsione di una porzione della somma di 130 mila euro (almeno 50.000 euro) da parte di Buzzi, per compiere atti contrari ai doveri del proprio ufficio». Secondo la ricostruzione dell’accusa, i due indagati avrebbero approvato la liquidazione dei debiti fuori bilancio del comune di Roma Capitale e si sarebbero messi «al servizio di soggetti economici riconducibili al gruppo Buzzi, per facilitare l’aggiudicazione delle procedure negoziate indette dal Dipartimento Tutela Ambiente. In cambio avrebbero ottenuto «la promessa di corresponsione del 5% del valore economico» della metà dei lotti assegnati e «la somma in denaro di 12.240 euro».Il presunto illecito per il quale i magistrati indagano su Vincenzi è invece la presentazione di due emendamenti a una proposta di legge regionale, poi accolti, «finalizzati a mettere a disposizione, direttamente ai Municipi e ai Comuni, i fondi erogati dalla Regione (1.200.000 euro) creando «le premesse per consentire a Buzzi» e alle sue cooperative di «superare le difficoltà per accaparrarsi le risorse economiche». L’ex capogruppo alla Regione, dopo la comunicazione di chiusura indagini - pur ribadendo la totale estraneità alla vicenda, che è sicuro di dimostrare -, ha rassegnato le dimissioni da presidente della Commissione bilancio e si è autosospeso dal partito.