Se ci pensiamo bene il Tour de France è stato in fondo soltanto un antipasto per i tanti ciclisti che in questo 2016 si sono posti un grande obiettivo, quello di portare a casa una medaglia alle Olimpiadi. La competizione a cinque cerchi, per le due ruote a pedali, parte davvero col botto. Già quest'oggi si correrà infatti la prova in linea, la corsa regina, quella che fa gola a tutti i migliori corridori del pianeta, quella che tutti vorrebbero vincere. Ma la medaglia d'oro finirà al collo di uno soltanto, gli altri, anche quelli che finiranno sul podio, saranno soltanto i primi degli sconfitti. L'Italia, che in tante discipline purtroppo non può schierare punte di diamante, sul ciclismo punta invece forte. E non potrebbe essere altrimenti, visti anche i ricorsi storici.  Sono stati finora sei i trionfi olimpici azzurri, a conferma di come il movimento delle due ruote a pedali nel Belpaese sia stato sempre sulla cresta dell'onda. Il primo oro targato Italia, in una corsa presente già a Atene 1896, arrivò nell'edizione del 1932, che si tenne a Los Angeles. In quell'occasione Attilio Pavesi riuscì ad imporsi davanti al compagno di squadra Guglielmo Segato. Per rivedere un italiano sul gradino più alto del podio si dovette attendere il 1956. A Melbourne fu Ercole Baldini a sbaragliare la concorrenza. Il "treno di Forlì", come veniva soprannominato, proprio in quei tempi visse i suoi migliori anni di carriera, vincendo oltre che nella competizione a cinque cerchi anche un Giro d'Italia e un campionato del mondo. Ciclismo azzurro sempre protagonista alle Olimpiadi anche a Tokyo 1964 e a Città del Messico quattro anni dopo. Da dilettante, come d'altronde previsto dai regolamenti di allora, Mario Zanin riuscì a vincere sulle strade giapponesi, stesso discorso per Pierfranco Vianelli. Da manuale il suo attacco a venti chilometri dalla conclusione, quando riuscì a staccare tutti arrivando a braccia alzate al traguardo, per quello che si deve per forza di cose considerare come il capolavoro ciclistico della sua carriera.Ventiquattro anni dopo, nel 1992, sulle strade di Barcellona, un altro capolavoro lo firmò Fabio Casartelli, corridore scomparso davvero troppo prematuramente, nel 1995, al Tour de France. La sua crescita e le conseguenti vittorie arrivate in ambito dilettantistico gli spalancarono, all'inizio degli anni Novanta, la possibilità di correre con la maglia azzurra alle Olimpiadi e lui non si fece scappare l'occasione: grande vittoria in Spagna e una carriera che sembrava poter spiccare il volo prima del tragico incidente sul Portet d'Aspet.  L'ultimo sigillo azzurro porta invece la firma del "grillo" Paolo Bettini, anno 2004. Questa volta la prova in linea di ciclismo alle Olimpiadi si corse in Grecia, ad Atene, e il ciclista italiano - uno dei pochi corridori capaci di vincere almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri - fece la differenza in salita, riuscendo poi a battere allo sprint il portoghese Sergio Paulinho, l'unico che gli aveva tenuto testa. Sognare un nuovo trionfo, in questa edizione brasiliana delle Olimpiadi, non è affatto utopia. L'Italia infatti può schierare nella sua squadra una punta di diamante, vale a dire Vincenzo Nibali. Lo "squalo dello Stretto", dopo aver trionfato al Giro d'Italia, ha corso il Tour de France come una sorta di allenamento in vista di questo grande appuntamento. Del resto, Nibali ha inserito tra gli obiettivi di quest'annata proprio la corsa di Rio, nella quale non vuole fallire. Bisognerà arrivare però con la gamba giusta e con il sostegno di una squadra che potrà contare su altri quattro elementi, tra cui Fabio Aru (gli altri sono Damiano Caruso, Alessandro De Marchi e Diego Rosa). Il corridore sardo - reduce da un Tour tutto sommato positivo nonostante il podio mancato - deve per forza di cosa considerarsi come un jolly che l'Italia può giocare al momento opportuno: sarà al fianco di Nibali nel ruolo di gregario, ma chissà che le cose, a gara in corso, non possano cambiare.In gara ci saranno tutti i migliori del mondo, ma non Contador. Lo spagnolo, uscito malconcio dalla corsa a tappe francese, ha infatti annunciato il proprio forfait con largo anticipo. Che gara vedremo a Rio? La prova in linea è davvero durissima, saranno ben 256 i chilometri che i corridori dovranno affrontare, con un percorso da brividi, che prevede partenza e arrivo a Copacabana, la più celebre spiaggia del mondo. Di sicuro chi guarderà la corsa, da casa, proverà un po' di invidia scrutando i meravigliosi panorami della metropoli carioca. Nel mezzo del percorso, la chiave della gara, vale a dire due circuiti da affrontare più volte, e con salite davvero lunghe e insidiose. Logico affermare dunque che gli scalatori siano i favoriti, ma non bisogna dimenticare che dallo scollinamento dell'ultima asperità al traguardo mancheranno ben 17 chilometri. Che non sono pochi. Un percorso dunque che si presterà anche ad eventuali fughe a lunga gittata, che potrebbero andare a segno, considerando che le nazionali difficilmente trovano un accordo per "gestire" la corsa. Davide Cassani, ct dell'Italia, preparerà senz'altro la sua squadra - cinque saranno i corridori in maglia azzurra - nel migliore dei modi, sarà fondamentale rimanere sempre nel gruppo dei migliori. Nibali rientra comunque nel novero dei favoriti: lo "Squalo" è pronto a lasciare le calde acque del Mediterraneo e a mettersi in viaggio verso l'Oceano Atlantico per azzannare una medaglia. Magari d'oro.