«Sono profondamente preoccupato per i movimenti militari che si svolgono in Libia e i rischi di scontri. Non c’è una soluzione militare. Chiedo calma e moderazione mentre mi preparo a incontrare i leader libici nel paese». Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, esprime tutta l’inquietudine della comunità internazionale attraverso Twitter sulla situazione che si sta sviluppando in Libia che potrebbe prendere direzioni dalle conseguenze incontrollabili, con lo spettro sinistro della guerra civile sempre in agguato.

Nel giorno dell’arrivo di Guterres nel paese nord africano, l’aria che si respira è infatti proprio quella della guerra. Poche settimane fa il generale Khalifa Haftar, signore e padrone della Cirenaica, aveva cominciato a spostare truppe sia in direzione sud che ovest. L’intento per niente nascosto era quello di marciare verso Tripoli. Ora la situazione sul campo si è fatta ancora più chiara. Così gli uomini dell’LNA ( Lybian National Army) sono arrivati a circa un centinaio di chilometri dalla città sede del governo del rivale di Haftar, Fayez Sarraj.

Dopo una serie di brevi scontri, le forze dell’LNA hanno preso il controllo della cittadina di Gharian a sud di Tripoli, finora il bilancio è quello di un morto tra le fila delle truppe fedeli a Sarraj, nel corso di un’imboscata nei pressi del piccolo centro di Alasaba e di una decina di feriti, cifre tutto sommato contenute. L’avanzata degli uomini di Haftar è stata fulminea e abbastanza sorprendente, probabilmente dovuta agli accordi stretti con le milizie che apparentemente dovrebbero difendere Tripoli, ma che in realtà costituiscono una galassia dagli “orientamenti” poco affidabili e che l’uomo forte della Cirenaica ( sostenuto in primis da Russia e Francia) è riuscito a portare dalla sua parte. Anche se la situazione nelle ultime ore sembra tenere, il ministro dell’interno del governo di concordia nazionale di Tripoli ha decretato lo stato d’emergenza.

In realtà Haftar ha agito anche su un altro fronte. Mentre spostava le sue truppe continuava a dialogare con Sarraj attraverso la mediazione delle Nazioni Unite, nel solco di una road map che dovrebbe portare, tra dieci giorni, ad una Conferenza nazionale sulla Libia e raggiungere un accordo per indire elezioni risolutive della crisi che dura ormai dal 2011. Una mossa che ha consentito ad Haftar di mascherare in qualche modo le operazioni militari.

L’offensiva è giustificata ufficialmente dalla volontà di liberare «la madrepatria dal terrorismo», come ha dichiarato il portavoce di Haftar, generale Ahmed Mismari. Un riferimento che si presta a molteplici interpretazioni anche se non esiste certezza circa l’intenzione di entrare o meno a Tripoli. L’unica verità, al momento, è che nella capitale tripolina l’allarme è scattato fortissimo insieme alla mobilitazione di tutte le forze disponibili.