Aveva chiesto ancora tempo, almeno fino a ieri mattina, per firmare i punti di un cessate il fuoco definitivo in Libia. Khalifa Haftar invece ha spiazzato, almeno apparentemente, tutti ed è partito da Mosca sbattendo la porta senza siglare nessun accordo. L’uomo forte della Cirenaica dunque ha reso vano il lavoro diplomatico- militare di Turchia e Russia messo in piedi nell'ultima settimana.

Putin ed Erdogan possono contare solo sull'assenso del premier di Tripoli Fayez Serraj che ha ritenuto di convergere sulle condizioni poste all'intesa. Un risultato comunque monco sul quale nelle ultime ore si stanno moltiplicando le interpretazioni.

La tesi prevalente nel mondo arabo è quella che imputa la mancata firma di Haftar agli interessi geostrategici dei suoi sponsor. Egitto ed Emirati Arabi infatti avrebbero visto il successo dell'iniziativa russo- turca come una loro sconfitta.

Il Cairo ha mire espansionistiche nel Nordafrica dal punto di vista economico, ma i suoi disegni sono ostacolati dal governo di accordo nazionale di Tripoli che impedisce un completo controllo della Libia, un'opportunità che invece potrebbe diventare concreta con la vittoria di Haftar.

Anche per gli Emirati, e in subordine l'Arabia Saudita, Serraj rappresenta un impedimento se non un pericolo da eliminare. L'appoggio turco a Tripoli significa in effetti anche l'affermazione di componenti vicine ai Fratelli Musulmani. Un fatto di non poco conto all'interno della lotta tra le petromonarchie del Golfo, tale da modificare gli equilibri attuali.

In questo senso va vista la notizia, riportata dall'agenzia di stampa turca Anadolu, che parla di veicoli blindati e pezzi di artiglieria provenienti dagli Emirati arrivati ieri nella città di Tarhuna, città controllata dall' Esercito nazionale libico ( Lna). Probabilmente però la decisione di Haftar ha motivazioni più contingenti dei progetti a lungo termine.

In uno di punti proposti a Mosca, è prevista la designazione di cinque dirigenti militari del campo di Haftar per portare avanti le trattative con altrettanti esponenti delle forze armate di Tripoli. Una condizione difficile da digerire perchè gli uomini di Haftar si troverebbero allo stesso tavolo con i capi di alcune milizie che appoggiano Serraj. Questi ultimi sono stati fino ad ora trattati alla stregua di terroristi e hanno fornito una motivazione precisa per continuare la guerra. Una loro presenza costituirebbe la sconfessione di quanto propagandato fino ad ora.

Non a caso l'emittente saudita al- Arabya ha specificato che Haftar non siglerà nessun accordo sul cessate il fuoco se non «sarà aggiunta una clausola sul disarmo, lo smantellamento e la liquidazione delle milizie».

L'uomo forte della Cirenaica intanto sarebbe già rientrato nel suo quartier generale a Bengasi per studiare la situazione e consultarsi con i suoi alleati mentre a Mosca si pensa che alla fine Haftar firmerà un accordo di cessate il fuoco.

Il ministro della Difesa russo Šojgu infatti, citato da Interfax, ha detto che il documento verrà approvato anche se serviranno ancora un paio di giorni: «Il comandante dell’esercito nazionale libico ( Lna) Haftar ha accolto positivamente la dichiarazione finale» dei colloqui di ieri, ma prima di firmare si è preso due giorni per discutere il documento con i leader delle fazioni tribali sostenitrici dell’Lna».

Secondo Ashraf Shah, ex consigliere dell'Alto consiglio di Stato libico, si tratta solo di manovre dilatorie che cesseranno per non provocare una reazione militare turca.