Il Parlamento di Strasburgo ha approvato il Nature Restoration Law con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. La legge prevede con obiettivi vincolanti per gli stati membri di ripristinare il 20 per cento delle aree terrestri e marine nell’Ue in modo da fermare la perdita di biodiversità entro il 2030. Fra i passaggi più importanti della legge la volontà di ridurre pesticidi chimici del 50 per cento entro il 2030, l'aumento delle aree protette, gli sforzi per salvare gli impollinatori, ma anche l'idea di garantire nessuna perdita di spazi verdi urbani entro il 2030 e programmare un aumento del 5 per cento entro il 2050.

A favore della legge c’erano il gruppo S&D, i Verdi, la sinistra e i liberali, oltre ad associazioni ambientaliste d'Europa, giovani dei movimenti verdi, 6000 scienziati europei, numerosi accademici e oltre un milione di cittadini che hanno firmato un appello per il "sì". Durante il voto era presente tra il pubblico anche Greta Thnuberg, a sostegno del provvedimento. 

Contrari il Ppe, i Conservatori e i vari gruppi di destra tra cui la Lega e il partito di Marine Le Pen, ma anche le associazioni di categorie come Coldiretti che negli ultimi mesi si erano spese per tentare di affossare la Nature Restoration Law e difendere gli interessi dell'agricoltura e della pesca, minacciate a loro dire da una legge che avrebbe portato a ridurre «produttività e sicurezza alimentare». 

Per il WWF «sono stati ascoltati i cittadini e la scienza!, mentre per il leader dei Verdi Angelo Bonelli «sono stati fermati ladri di futuro». Per Greta Thunberg «senza natura non c'è futuro» ed «è scandaloso che si debba lottare per le briciole» perché «questi problemi non dovrebbero neanche esistere». 

Deluso il Ppe, che teme «che questa legge sia controproducente e abbia conseguenze sociali ed economiche significative», mentre per il leader della Lega Matteo Salvini, che definisce la legge «una follia e uno schiaffo all’intero sistema produttivo italiano»,  l’Italia «rischia di perdere centinaia di migliaia di ettari destinati all’agricoltura».