«Una bellissima notizia», esultano Matteo Salvini e la Lega. «Una riforma azzerata dal presidente Mattarella», fanno eco il presidente dell’Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, e i partiti d’opposizione. La promulgazione della nuova legge sulla legittima difesa, in qualche modo, dà ragione a tutti. A Salvini e ai suoi, che esultano per la vittoria sancita dal sì del Colle, e a chi questa riforma l’ha sempre ostacolata, confortato dall’invito di Mattarella a non dimenticare l’esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini.

«Avevamo promesso una legge sulla legittima difesa, la legittima difesa è legge. Entri in casa mia? Posso difendermi. E non è il far west», ha gongolato Salvini da Motta Sant’Anastasia, nel catanese. Una «bellissima notizia per gli italiani perbene e pessima per i delinquenti - ha aggiunto - Noi stiamo dalla parte di chi si difende». I ladri, ora, avranno «paura quando fanno il loro mestiere» e chi si difenderà non dovrà rischiare «di passare anni davanti ad un tribunale in Italia». E a chi gli ha chiesto se teme il ricorso alla Consulta ha replicato: «vorrei vedere qualche giudice della Consulta, Dio non voglia, che si trovasse in casa qualcuno armato e sta lì a sfogliare il Codice penale prima di difendere se stesso e i suoi figli. Chi entra in casa altrui armato, da oggi ne paga le conseguenze». Le osservazioni di Mattarella, ha aggiunto la collega alla Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, sono «in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto», ovvero che non si concede nessuna “licenza di uccidere”, offrendo solo la possibilità di «risparmiare inutili calvari giudiziari a chi respinge una persona che si introduce in casa sua».

Ma a frenare gli entusiasmi ci provano, su tutti, i penalisti, che fanno proprie le parole di Mattarella, una «conferma» alle «obiezioni e le perplessità che avevamo sollevato su questa riforma», ha spiegato Caiazza. Che definisce la legge «uno specchietto per le allodole», «pura propaganda politica, senza nessuna concreta possibilità ( per fortuna) di raggiungere gli obiettivi proclamati e promessi all’elettorato festante». Il Capo dello Stato «dice che è una legge compatibile con il sistema costituzionale solo se non si pensa che lo Stato deleghi al privato la difesa domiciliare», ha aggiunto il presidente dell’Ucpi, secondo cui «Mattarella dice una cosa che azzera questa riforma e cioè che il grave turbamento deve essere valutato oggettivamente legandolo al caso concreto». Quindi non basta vedersi piombare un ladro in casa, «ci deve essere una valutazione concreta del giudice». Un’affermazione «che svela la natura propagandistica di questa riforma». Insomma, non può passare inosservato, per Caiazza, che Mattarella abbia segnalato «la necessità di colmare con ulteriori interventi legislativi alcune eclatanti lacune tecniche del testo», ma, soprattutto, che «l’autodifesa domiciliare era prima e resta ora un fatto eccezionale ed in linea di principio patologico, perchè resta dovere primario dello Stato ( e precisamente del Ministro degli Interni, aggiungo io) quello di tutelare “l’incolumità e la sicurezza dei cittadini”». Ma è soprattutto, secondo il legale, la precisazione sul grave turbamento a dare «un colpo al cuore» alla «immaginaria» riforma. «Il grave turbamento non gode di alcuna astratta presunzione - ha sottolineato - legata al solo fatto del pericolo insito nella aggressione domestica. Esso dovrà essere valutato caso per caso». Salvini, ha concluso Caiazza, «fa buon viso a cattivo gioco, e si dice “attento” a quei rilievi, per poi sminuirli». Ma la verità è che la lettera del Capo dello Stato «dice chiaro e tondo che questa legge è compatibile con la Costituzione» solo «se si esclude ogni pretesa di eliminazione del criterio di proporzionalità tra offesa e reazione. Né più né meno di quanto accadeva prima di questa famigerata, rivoluzionaria riforma. Fine del bluff». Ma ci sono anche le opposizioni a criticare la norma. Per Pietro Grasso, senatore di LeU, la lettera di Mattarella «chiarisce ai partiti di maggioranza l’inutilità, la pericolosità e i rischi di una legge che abbiamo contrastato sin dal primo giorno». I richiami rivolti alle Camere, ha aggiunto Walter Verini, neo commissario dem in Umbria, «sono giusti e fondati» e ribadiscono che non sono possibili «nessuna giustizia fai da te, nessun arbitrio soggettivo, rispetto della proporzione tra offesa e reazione»