Una lettera aperta di oltre sessanta ong e associazioni per i diritti umani (tra cuiAmnesty, Human Right Watch. Medicins sans frontières ) che invita il Parlamento europeo a rigettare le nuove norme contro i contenuti filo- terroristi sul web che saranno discusse e votate il mese prossimo. Norme che imporranno ai colossi della rete come Facebook, Google o Youtube a cancellare automaticamente i contenuti segnalati dalle autorità di qualsiasi paese dell’Ue.

Il testo stato approvato dai 27 in modo informale lo scorso dicembre e punta a sanzionare «il materiale che incita al terrorismo oppure volto a reclutare o a formare gruppi terroristici», spiegano dalla Commissione di Bruxelles. Le misure preventive prese dagli stessi social tramite algoritmi specifici sono state giudicate insoddisfacenti dall’Unione europea che ora stringe la vite.

Ma secondo le ong le nuove leggi costituiscono un grave attacco «alla libertà di espressione, alla libertà di informazione, alla privacy e allo stesso Stato di diritto». Oltre a fornire nelle mani dei governi un formidabile quanto arbitrario strumento di censura politica. Basti pensare all’esecutivo ungherese guidato da Viktor Orban e alla sua guerra contro le ong che più volte ha definito come fiancheggiatrici del terrorismo. Uno dei punti più controversi riguarda il cosiddetto “filtro di download”, ovvero un sistema che segnala i contenuti di un utente ancora prima che vengano pubblicati in rete. Una censura preventiva «che rischia di confondere il terrorismo con l’attivismo politico, con la satira o con una semplice inchiesta giornalistica» proprio perché sarà automatizzata senza alcun criterio di verifica e di trasparenza.

È quanto accaduto recentemente a due associazioni, una yemenita e l’altra siriana che hanno denunciato tramite alcuni fimati i crimini di guerra di Damasco e Riad e che sono state estromesse da youtube per «propaganda jihadista». Una censura pavloviana che attacca la libertà di espressione inb nome della sicurezza e lo fa nel più grossolano dei modi, «La soppressione automatica colpirà contenuti legali, di attualità, di informazione o relativi alla discriminazione delle minoranze invise ai singoli governi che avranno interesse a liberarsi delle voci critiche» si legge nella lettera aperta. Inoltre le organizzazioni umanitarie contestano il potere immenso concesso agli esecutivi e ai tribunali che potranno ordinare la cancellazione dei contenuti da qualsiasi server o nazione essi provengano. Una specie di polizia del web europea che risponde ai diktat dei governi e delle procure senza che possano essere compiute indagini approfondite sui contenuti. «I Paesi autoritari potranno in questo modo far cancellare le legittime critiche politiche anche se prodotte fuori dai loro confini nazionali ed è un fatto gravissimo», spiegano le ong.