A testa alta, a volte con la voce incrinata o troppo bassa, incalzato dall'avvocato della difesa, il principe Harry ha portato in un'aula di tribunale la sua battaglia, ormai radicata, contro i tabloid: ha denunciato l'intrusione della stampa nella sua vita, la miriade di articoli che l'hanno "fatto soffrire", ha accusato la stampa di essere all'origine della fine del rapporto con la sua prima ragazza, Chelsy Davy, di cui era "follemente innamorato". E poi l'affondo: "La stampa ha le mani sporche di sangue. Quanto ne deve scorrere ancora prima che qualcuno fermi questa follia?".

È stato un j'accuse pesante, messo per iscritto nella nota di 55 pagine consegnata ai giudici, una dichiarazione - ha precisato - scritta da lui stesso. "Sento sinceramente che in ogni relazione che abbia mai avuto - con amici, fidanzate, la famiglia o l'esercito- c'è sempre stata una terza parte coinvolta, la stampa scandalistica". Il principe ha denunciato la "paranoia" che questo provocò in lui: ha parlato dei suoi giorni a Eton, quando era stato "preso di mira" dai suoi compagni di classe proprio per la copertura dei giornalisti scandalistici. Quando gli amici diventano sospetti, "la tua cerchia inizia a restringersi". "Sentivo che non potevo fidarmi di nessuno, era una sensazione terribile, specialmente perché ero così giovane".

La stampa scandalistica aveva scelto per lui, l'erede di riserva, un ruolo: a volte era il "principe playboy", altre "il fallito" o "l'imbecille", "l'avvinnazzato minorenne", "il tossicodipendente irresponsabile"; e lui, che era ancora un ragazzino, sentiva di dover uniformarsi a quei "titoli e stereotipi", in una "spirale discendente". Il principe, che non ha usato mezze misure, ha fatto anche un'insolita incursione nella politica: come i giornali, il governo britannico "ha toccato il fondo" e la stampa, invece di "incalzarlo", "va a letto con lui". Non vuole che altri passino quello che gli è toccato, per questo il duca di Sussex si è detto "determinato ad andare a fondo una volta per tutte".

Al centro del processo ci sono 33 articoli, pubblicati tra il 1996 e il 2010. Il principe Harry sostiene che i giornalisti del Mirror raccolsero illegalmente le informazioni su di lui, l'editore nega le accuse. E la strategia di Andrew Green, l'avvocato di Mirror Group Newspapers, è apparsa rapidamente chiara, dimostrare che tutte le informazioni fossero in realtà già disponibili con mezzi legali, magari perché già pubblicate da altri giornali, più spesso perché assunte da fonti credibili. Cortese, ma implacabile, l'avvocato Green lo ha incalzato senza dargli tregua: gli ha chiesto scusa "senza riserve" per un episodio (che però non fa parte delle denunce di Harry: l'assunzione di un investigatore privato per raccogliere informazioni su una notte trascorsa in nightclub nel febbraio del 2004): "Non sarebbe dovuto accadere e non accadrà mai più". Ma sul resto, sull'accusa che fosse stato intercettato il telefono e la segreteria telefonica di Harry e non solo, è stato fermissimo.

E così i due si sono confrontati, da una parte un principe traumatizzato da ripetute intrusioni che hanno segnato la sua vita; dall'altro, un avvocato che conosce a fondo il caso ed è determinato a difendere il suo cliente. Inevitabilmente dunque il processo è scivolato su un tema più impegnativo: non più la critica generalizzata alla stampa scandalistica, che attira una diffusa simpatia pubblica, ma una discussione specifica punto per punto delle accuse di intercettazione, che sono più difficili da dimostrare.

Andrew Green ha interrogato il principe Harry sul nesso causale che si può stabilire tra i vari articoli e le sue denunce, ha cercato di sapere se li avesse letti tutti, come ne fosse venuto a conoscenza (molti risalgono a un periodo in cui era un bambino o adolescente), gli ha chiesto quando avesse avuto il primo telefono cellulare (nel 1998, e alcuni articoli sono del 1996). "Non ricordo", "è stato 20 anni fa", "forse, ma non ne sono sicuro", ha risposto il principe Harry. Un passaggio ha riguardato la faida personale con Piers Morgan, il giornalista che è stato a lungo direttore del Daily Mirror e che poi è diventato un critico virulento del principe e Meghan (dopo l'intervista a Oprah Winfrey, disse che non credeva una parola delle accuse di Meghan).

Il principe lo ha accusato di "orribili attacchi personali" a lui e alla moglie. E poi si è aperto senza riserve: ha persino affrontato le voci, alimentate per anni dai tabloid, secondo cui è il figlio di un capitano di cavalleria ed ex amante della principessa Diana, James Hewitt, e non del re Carlo: "All'epoca, quando avevo 18 anni e avevo perso mia madre solo sei anni prima, storie come questa mi sembravano molto dannose e molto realistiche. Erano offensive, meschine e crudeli. Mi chiedevo continuamente i motivi dietro queste voci. E mi ha fatto temere che sarei stato cacciato dalla famiglia".

Da notare che sul sito web del Daily Mirror non c'è neanche un rigo della clamorosa testimonianza. Quinto nella linea di successione al trono, Harry è il primo membro della Famiglia reale a comparire in tribunale in oltre 130 anni di storia, sia pur solo in qualità di testimone. E la stampa britannica sta seguendo con grande attenzione, con dirette live, quanto il duca racconta e le sue accuse. Ma sul giornale protagonista del duello c'è solo il racconto di come i Windsor abbiano ignorato il compleanno di Lilibet, la secondogenita di Harry e Meghan, che ha appena compiuto due anni, e almeno pubblicamente non le abbiano fatto gli auguri di compleanno.