"Il momento più buio è stato vedere il mio nome appeso fuori dall’aula del tribunale: in quell’attimo ho capito di essere un uomo costretto a dimostrare la sua innocenza, senza essere un colpevole. Sono rimasto appeso in croce per dieci anni: è stata la mia via crucis popolata di faldoni, sospetti, accuse, ingiurie". E' iniziata così, con queste parole di dolore, la meditazione scritta e recitata venerdì scorso da don M, un prete accusato di pedofilia e assolto dopo otto lunghi anni di processi e pene infinite. Una storia che il Papa ha voluto venisse raccontata nella Via Crucis di venerdì scorso: "Ogni volta, nei tribunali, cercavo il Crocifisso appeso: lo fissavo mentre la legge investigava sulla mia storia.La vergogna, per un istante, mi ha condotto al pensiero che sarebbe stato meglio farla finita", racconta il prete. Infine la liberazione: "Il giorno in cui sono stato assolto con formula piena, ho scoperto di essere più felice di dieci anni fa: ho toccato con mano l’azione di Dio nella mia vita. Appeso in croce, il mio sacerdozio si è illuminato.".