Davigo parla chiaro. E afferma: «Non ho mai riconosciuto alcun eccesso nell’uso della misura cautelare in Tangentopoli. Se abbiamo esagerato, è stato con le scarcerazioni». Del presidente dell’Anm tutto si può dire tranne che vada propinando melliflue perifrasi. Precisa e chiarisce: «Non ce ne doveva essere uno a piede libero perché questi erano vent’anni che facevano così». Parole che dal punto di vista dell’ex pm del Pool rappresentano la giusta commemorazione del venticinquennale di Mani pulite.

Le pronuncia con la sua solita serena spietatezza ad Agorà, la trasmissione mattutina di Rai 3. Non è solo questione di indignarsi, come fa Fabrizio Cicchitto, strenuo alfiere dell’altra campana sulla storia di Tangentopoli, che definisce «arrogante» il numero uno dell’Associazione magistrati. Certo è che considerazioni come quelle di Davigo spiegano come mai il rapporto tra giustizia e politica resti una ferita aperta anche un quarto di secolo dopo l’arresto di Mario Chiesa.

Che certe verità, per il presidente Anm, siano valide ieri come oggi lo si coglie in un’altra sua dichiarazione: se un politico deve dimettersi o no in seguito a un avviso di garanzia «dipende da quali sono i fatti non controversi». Le indagini sono già in grado di accertare la verità. Il processo non serve. E quindi a dimettersi può anche essere tenuto quel politico che non sia neppure stato rinviato a giudizio.

Meno assertivo Davigo si mostra rispetto al tema del momento, la fuga di notizie nel corso di un’indagine: «Il segreto istruttorio fa ormai parte della mitologia, con la riforma del codice penale». Fa una distinzione sottile: «Esiste semmai il segreto delle indagini» che però «termina nel momento in cui un atto è conosciuto da un indagato». Non si sofferma su un dettaglio: la maggior parte delle notizie trapelate in questi giorni su Tiziano Renzi e Alfredo Romeo si trovava in atti d’indagine di cui gli avvocati non erano ancora potuti entrare in possesso.

Davigo fa inevitabilmente incavolare Cicchitto, che ribatte: «Davigo ha la memoria corta: durante Tangentopoli il Pool certamente esagerò, ma con le carcerazioni per ottenere confessioni. E comunque quanto a esagerazioni tuttora egli si distingue per arroganza». La sera prima, l’ex pm di Mani pulite si era divertito a esibire un sarcasmo ancora più irridente. Alla domanda «segue il dibattito sul Pd?» aveva risposto: «Non mi sono mai interessato di politica, solo di alcuni politici quando li ho dovuti processare».