«I musulmani prima o poi si vendicheranno dei responsabili delle vignette che prendono in giro il leader Ali Khamenei», tuona il nuovo comandante dei pasdaran iraniani Hossein Salami, minacciando di morte i vignettisti del settimanale satirico francese Charlie Hebdo colpevoli di aver indetto un concorso di caricature con a tema la guida suprema. Forse Salami non ricorda l’attentato in cui otto anni fa la redazione di Charlie venne falciata dal jihadismo balordo dei fratelli Kuachi, dodici le vittime, nove giornalisti, un dipendente e due guardie della sicurezza. Puniti a colpi di Ak 47 (le stesse armi del Bataclan) per aver irriso il profeta Maometto nei loro disegni. Altro che «prima o poi». O forse se lo ricorda benissimo e, come un boss mafioso, rilancia le minacce così che ai “picciotti” fischino le orecchie. Peraltro lo fa citando da gran vigliacco Salman Rushdie, lo scrittore anglo-indiano autore dei Versetti satanici, colpito da una fatwa di morte nel 1989 che lo ha raggiunto dopo oltre 30 anni, lo scorso agosto a New York, quando è stato gravemente ferito dal jihadista di origini libanesi Hadi Matar. «Questi individui francesi pensino al destino di Rushdie», ringhia Salami. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro degli esteri di Teheran Hossein Amirabdollahian che, non si sa per quali ragioni, ha accusato il governo francese di aver «oltrepassato i limiti».

Sono diverse settimane che Charlie è tornato nel mirino dei fanatici, da quando cioè ha pubblicato uno speciale satirico sul regime degli ayatollah in aperto sostegno della rivolta che da fine settembre scuote tutto il Paese. Dalla parte di Masha Amini, la giovane assassinata dalla polizia religiosa all’origine del movimento di contestazione delle donne iraniane. Come racconta il direttore Riss, che il 7 gennaio del 2015 ha assistito al massacro dei suoi colleghi rimanendo ferito, il numero speciale sull’Iran “I mullah non capiscono decisamente nulla delle donne” è un omaggio agli amici assassinati e un sberleffo all’integralismo liberticida. La copertina rappresenta una donna dal cui fondo schiena escono degli smarriti mullah che esclamano «Non riuscivamo a trovare l’uscita!». Greve e diretta come è sempre stata la satira di Charlie.

È possibile che un blocco di potere assediato da milioni di giovani nelle piazze, strangolato dalle sanzioni internazionali e in piena crisi economica abbia così paura di qualche vignetta? Tra le c’è senza dubbio la mancanza di ironia ma è difficile credere che le parole ufficiali di due alti esponenti del regime siano frutto solo di stizza e suscettibilità personale. Nel momento di massima difficoltà politica degli ultimi decenni i dignitari della repubblica sciita tentano la carta del vittimismo, assimilando un giornale satirico all’intero Occidente e sperando di mobilitare le masse dalla loro parte. Scommessa che non sembra riuscita considerando che la manifestazione di protesta sotto l’ambasciata francese di Teheran ha mobilitato appena qualche centinaio di persone.