I democratici serrano i ranghi dopo la sconfitta shock. A tracciare la roadmap dei prossimi quattro anni di opposizione è Bernie Sanders, lo sconfitto alle primarie e alfiere della sinistra indipendente. L'obiettivo, secondo il senatore del Vermont, è recuperare i voti della Rust Belt (la "cintura della ruggine" degli stati industrializzati): «Trump va obbligato a tenere fede agli impegni presi in campagna elettorale in materia di trattati internazionali di scambio. I democratici devono collaborare con la Casa Bianca per dire alle corporation di non possono delocalizzare la produzione, distruggendo la classe operaia americana». Secondo Sanders, infatti, la campagna democratica tutta votata a magnificare la crescita economica dell'era Obama è stata sbagliata. «È stato spesso ignorato che in 40 anni la classe media è precipitata. Il salari reali degli americani sono diminuiti e la disuguaglianza è cresciuta». Su un fronte, invece, l'opposizione deve essere dura: «Nessun compromesso con il razzismo, il sessismo e l'omofobia. Bisogna che noi ricostruiamo i legami con questi gruppi che hanno storicamente sostenuto i democratici». Il partito dell'asinello ripartirà dalla ricetta politica di Sanders, ma a gennaio anche Obama ha già fatto sapere che tornerà ad occuparsi del partito che lo ha fatto eleggere, con l'intento di riavvicinare l'elettorato deluso dalla sconfitta elettorale. Non solo, anche David Brock - definito l'attack dog di Hillary - sta creando una rete di donatori per finanziare gli attacchi al neo-presidente Trump e per ricostruire la sinistra dopo la sconfitta. «E' in programma un incontro in cui si riuniranno i sostenitori dei democratici di tutto il paese, per decidere i prossimi passi dei progressisti. Passeremo il weekend a discutere di come prendere a calci l'amministrazione Trump», ha commentato Brock senza mezzi termini. I democratici già cominciano a pianficare la rivincita.