Avvertimenti arrivati un mese prima, allarmi ignorati dagli alti comandi militari, risultato: il massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas. Un rapporto esplosivo pubblicato dal quotidiano Haaretz lo scorso novembre continua a far parlare e suscitare polemiche. In Israele infatti, nonostante la guerra continui, alcuni ostaggi sono stati liberati ma molti altri continuano ad essere detenuti a Gaza, la ricerca delle responsabilità di chi non ha impedito l'assalto è ancora in corso. Il governo e gli alti comandi hanno sempre risposto che ora non è il momento di trovare i responsabili delle falle nella sicurezza e che prima il conflitto va vinto, però ad accusare ci sono le donne soldato che avevano segnalato a lungo strani movimenti al confine con la Striscia.

Miliziani di Hamas che si addestravano palesemente nonostante sapessero di essere osservati. A controllare i loro movimenti, anche il più piccolo, erano e le cosiddette tatzpitaniyot, ovvero gli ' occhi dell'esercito' che utilizzano telecamere e sensori di sicurezza per monitorare un tratto di terra di 15- 30 chilometri di cui sono responsabili. La sorveglianza include qualsiasi cambiamento nell'attività quotidiana oltre il confine, compresi gli agricoltori che modificano le loro routine. Il lavoro richiede grande pazienza, concentrazione per monitorare gli schermi e annotare le anomalie. Nove ore davanti un monitor, due o tre mesi per diventare padrone del loro settore di competenza. Eppure i loro avvertimenti sono stati ignorati. Sul perché sia avvenuto le ipotesi e le analisi sono molte.

Le osservatrici ritengono che il movimento islamista palestinese sia stato in realtà piuttosto negligente: non ha cercato di nascondere nulla e i preparativi per l’attacco avvenivano alla luce del sole.

Ma durante tutto questo periodo, sostengono che gli alti ufficiali della Divisione Gaza e del Comando Sud dell'IDF si sono rifiutati di ascoltarle, di essere state liquidate con sufficienza. Le ragazze che sono state contattate dai media hanno parlato dapprima in incognito, ma poi si sono fatte coraggio, accusando senza peli sulla lingua il comportamento dei loro superiori, denunciando l'arroganza che sarebbe figlia della cultura maschilista che pervade le forze armate nonostante in Israele la leva sia obbligatoria da sempre anche per le donne.

Intimorire e non considerare le idee di soldatesse più giovani, sminuire le loro osservazioni con paternalismo è una pratica corrente nell’Idf. Tanto da far pensare che se gli osservatori fossero stati degli uomini le cose molto probabilmente sarebbero andate in modo molto diverso.

Altro pregiudizio sessista è l'idea che le donne soldato, soprattutto di basso rango sociale, non sarebbero state in grado di valutare strategicamente dal punto di vista militare e politico che Hamas aveva rinunciato ormai a colpire Israele. Le donne affermano che i comandanti di alto livello, principalmente uomini, hanno insistito sul fatto che Hamas non aveva più intenzione di andare in guerra e hanno ordinato loro di smettere di essere così allarmiste. Ma le vedette vedevano lungo, i resoconti di quanto hanno osservato sono a dir poco sconcertanti: «Un mese e mezzo prima della guerra, abbiamo visto che in uno dei campi di addestramento di Hamas avevano costruito un modello esatto e in scala della posizione di un osservatore su una torretta simile a quelli che presidiano gli insediamenti israeliani. Hanno iniziato ad addestrarsi lì con i droni per colpire il tiratore». Oppure: «Negli ultimi due mesi, hanno iniziato a inviare droni ogni giorno, a volte più volte al giorno, proprio vicino al confine, a circa trecento metri dalla recinzione, e a volte anche meno».

Altre tatzpitaniyot hanno riferito che uomini armati di Hamas stavano simulando attacchi contro veicoli corazzati, utilizzando una replica di un carro armato Merkava Mark 4, e che i combattenti scavavano buche e piazzavano esplosivi lungo il confine. Unico alleato delle osservatrici sembra essere Michael Milshtein, capo del Dipartimento per gli Affari Palestinesi dell'agenzia di intelligence israeliana per la Difesa, che ha accusato i vertici dell’esercito. Milshtein ha inoltre incolpato Netanyahu non solo per aver valutato con superficialità le intenzioni di Hamas, ma anche per aver permesso al Qatar di incanalare centinaia di milioni di dollari nel corso degli anni a Gaza, gran parte dei quali probabilmente spesi per l'ala militare. A fare compagnia al primo ministro però anche altri uomini (maschi) influenti di tutto lo spettro politico, tra cui Naftali Bennett, Benny Gantz e Yair Lapid.