Hanno pregato H24 per oltre tre mesi che è praticamente un record, ma la loro intenzione non era certo entrare nel Guinness dei primati. La messa durata 96 giorni e 96 notti, però per proteggere una famiglia di rifugiati armeni richiedenti asilo minacciati di espulsione da parte del governo olandese.

E’ lo stratagemma adottato dai fedeli e dai sacerdoti di una piccola chiesa protestante nel quartiere Berthel dell’Aja; si sono alternati il giorno e la notte nella struttura religiosa che al primo piano ospitava i coniugi Sasun e Anousche Tamrazyan ( i nomi sono di fantasia per motivi di sicurezza n. d. r.) assieme ai tre figli di 21, 19, e 14 anni.

Ad accorrere nel luogo di culto centinaia di pastori provenienti da tutti i Paesi bassi, ma anche dalla Francia e dalla Germania dove il caso ha avuto molta risonanza.

Un’antica legge impedisce infatti alle forze dell’ordine di entrare all’interno di una chiesa se è in corso una funzione religiosa, sfruttando questa norma è stata garantita una temporanea protezione ai migranti armeni.

La famiglia Tamrazyan è in Olanda dal 2009, a causa dell’attivismo politico di Sasun che in patria ha ricevuto diverse minacce di morte e alcuni tentativi di aggressione fisica. Perseguitati politici, la coppia aveva chiesto l’asilo all’Olanda ed era riuscita ad ottenerlo dopo sette lunghissimi anni di attesa nel limbo della burocrazia. Solo che lo Stato è ricorso inspiegabilmente in appello contro questa decisione rovesciandola e mettendo a rischio espulsione tutti i cinque membri della famiglia. Un’ingiustizia che non lasciato indifferenti i vertici del prtestantesimo olandese.

«Li abbiamo accolti per un elementare principio di protezione, è davvero triste essere forzati a scegliere tra il rispetto della dignità umana e i provvedimenti del governo», spiega Theo Hettema, presidente del Consiglio generale delle chiese protestanti olandesi che dallo scorso novembre si batte pubblicamente per la regolarizzazione dei rifugiati politici. Ieri è arrivata la svolta, anche grazie all’esposizione mediatica di questa vicenda che ha colpito in profondità l’opinione pubblica con il moltiplicarsi di appelli e petizioni.

I quattro partiti della coalizione di governo hanno infatti accettato di riesaminare tutto il dossier della famiglia Tamrazyan, sospendendo per il momento il decreto di espulsione. L’accordo riguarda complessivamente circa 700 minori che sono cresciuti in Olanda finiti nel mirino delle severissime leggi sull’immigrazione in vigore nel paese del nord Europa. Talmente severe che fino alla scorsa settimana il ministro dell’Interno definiva il caso dei Tarmazyan «senza speranza».

Hayarpi Tamrazyan, primogenita della famiglia e studente di economia all’università di Tilburg, ha ringraziato in una conferenza stampa i fedeli della chiesa di Berthel: «Non siamo ancora sicuri di ottenere l’asilo, ma l’intesa raggiunta con le autorità ci permette di sperare nel futuro, questa è la nostra casa e il luogo dove siamo cresciuti».

Derk Stegeman, uno dei pastori che hanno animato l’iniziativa di Berthel e portavoce dei Tarmazyan è convinto che questa vittoria debba spingere la chiesa protestante olandese a impegnarsi ancora di più per la difesa dei più deboli, in particolare i rifugiati: «Spero che da oggi nasca un nuovo modo di affrontare la questione dei migranti e delle persone più vulnerabili. Nella nostra società c’è troppa tensione e polarizzazione, dobbiamo creare un clima diverso nei confronti degli stranieri che fuggono dalle persecuzioni».