Gli aiuti umanitari internazionali dovrebbero poter entrare nella Striscia di Gaza già da domani. A confermarlo è il capo delle emergenze delle Nazioni Unite Martin Griffiths. "Stiamo conducendo negoziati dettagliati e avanzati con tutte le parti interessate per garantire che un'operazione di aiuto a Gaza abbia inizio il più rapidamente possibile".

Nuovi attacchi israeliani nella notte contro basi di Hezbollah nel Sud del Libano. L'esercito (Idf) annuncia inoltre di aver ucciso, con l'uso di un drone, un terrorista sempre in Libano. Idf ha anche annunciato di aver colpito più di 100 obiettivi nella Striscia di Gaza durante la notte, tra cui uno in cui è rimasto ucciso un membro delle forze navali di Hamas che ha partecipato ai massacri del 7 ottobre.

L'Idf afferma che Amjad Majed Muhammad Abu 'Odeh, preso di mira in uno degli attacchi notturni, era coinvolto nell'omicidio di civili israeliani nel Sud di Israele. Un altro attacco notturno contro una squadra delle forze aeree di Hamas, dopo che questa aveva tentato di lanciare missili contro i jet da combattimento israeliani.

Tra gli obiettivi c'era anche una moschea nel quartiere di Jabaliya, che secondo Idf conteneva beni e armi di Hamas ed era usata da Hamas come punto di osservazione e terreno di sosta. Non è ancora certa l'apertura del valico di Rafah per consentire il passaggio di aiuti umanitari dall'Egitto. L'unica strada di accesso a Gaza che dovrebbe riaprire è danneggiata dalle bombe e pericolosa. Gli scavatori egiziani stanno cercando di riparare il valico di Rafah con la speranza che 20 camion di aiuti possano entrare, ma secondo fonti interpellate dalla Cnn la riapertura non avverrà oggi.

Israele ha dichiarato che accetterà solo il passaggio di cibo, acqua e medicinali. Il carburante, disperatamente necessario per alimentare gli ospedali e i sistemi di filtraggio dell'acqua, non fa parte dell'accordo. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, parlando al Cairo, ha detto che le forniture in arrivo allevieranno quello che ha definito un dolore e una sofferenza umana colossali.

Sei relatori speciali delle Nazioni Unite accusano Israele di aver commesso crimini contro l'umanità a Gaza, dopo 16 giorni di assedio di quel territorio, azioni militari, arresti e omicidi, e affermano che esiste un "rischio di genocidio" nel territorio palestinese. "Non ci sono giustificazioni per questi crimini, e siamo inorriditi dalla mancanza di azione da parte della comunità internazionale di fronte a questo guerrafondaio", hanno detto in una nota gli esperti delle Nazioni Unite.

Hanno aggiunto che la popolazione di Gaza, di cui la metà dei 2 milioni di abitanti sono bambini, ha già sofferto decenni di occupazione illegale, sopportato 16 anni di blocco e ora si trova ad affrontare "un assedio totale, insieme a ordini di evacuazione impossibili da rispettare", che viola il diritto internazionale.

Qualsiasi escalation delle attività militari nella Striscia di Gaza sarà "catastrofica" per le persone che vivono lì, ha avvertito l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. "Posso dirvi con certezza che qualsiasi ulteriore escalation o addirittura la continuazione delle attività militari sarà semplicemente catastrofica per la popolazione di Gaza", ha detto Filippo Grandi ai giornalisti in Giappone.

Intanto almeno diciassette persone sono rimaste uccise nella notte di giovedì nell'attacco contro un complesso che ospitava una chiesa ortodossa a Gaza. Nella struttura avevano trovato rifugio decine di famiglie cristiane e musulmane che avevano perso le loro case. La notizia è stata confermata dalla Caritas, che ha comunicato la morte di una sua addetta.

L'attacco ha provocato il crollo totale di un edificio. Secondo i collaboratori locali dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), altri 15 cristiani sarebbero rimasti intrappolati sotto le macerie. L'edificio della chiesa di San Porfirio non è stato colpito. Dall'inizio del conflitto armato circa 400 persone, in maggioranza cristiani, si sono rifugiate nel complesso. Tra le vittime ci sono diversi giovani cristiani che facevano parte del "Progetto Generazione Occupazione" per la gioventù cristiana, gestito dal Patriarcato latino di Gerusalemme.