Se lo scopo era far parlare di sé, il redivivo Nicolas Sarkozy c'è riuscito benissimo, anche se ciò avviene in termini non proprio lusinghieri. Intervenendo in un meeting a Franconville il candidato alle primarie del centrodestra ha riesumato il suo eterno cavallo di battaglia: l'identità francese. «Chi vuole diventare francese deve parlare francese e vivere come un francese. Non ci accontentiamo dell'integrazione che non funziona più, noi esigiamo l'assimilazione. Appena diventate francesi i vostri antenati sono i galli».Un'affermazione che neanche Marine Le Pen nei suoi giorni più cupi sarebbe riuscita a partorire e che ha scatenato una vera e propria bufera mediatica sull'ex presidente. D'altra parte la "mission" di Sarko è chiara: vincere le primarie dei Républicains contro il moderato Alain Juppé e poi riconquistare l'Eliseo attraverso una campagna spostata tutta a destra, agitando gli spettri dell'immigrazione, dell'Islam e del terrorismo jihadista; in pratica lo stesso canovaccio "da paura" del 2007 quando stravinse le presidenziali conquistando gran parte dell'elettorato frontista.A nove di distanza e con molte posizioni da riguadagnare Sarko, si avventura in territori impervi e attinge a mitologie confuse che si perdono nella notte dei tempi, la Francia gallica, tutta druidi, pozioni magiche e combattenti valorosi, più Vercingetorige che Asterix anche se da ieri abbondano irriverenti e ironiche similitudini con il piccolo guerriero dai baffi biondi inventato da Goscinny e Uderzo: «Sarkozix», ironizzano i suoi detrattori sui principali media e nel web. E dire che nel 2007 parlò di sé e delle sue origini in questo modo: «Sono un piccolo francese di sangue misto», in riferimento al padre nato in Ungheria.La ministra dell'educazione nazionale la socialista Najat Vallaud-Belkacem non si lascia sfuggire l'occasione per segnare un tratto di matita blu: «Forse Sarkozy avrebbe bisogno di un corso accelerato di Storia: tra i nostri antenati ci sono i galli, ma anche i romani, i normanni, i celti, poi sono arrivati i nizzardi, i corsi e infine gli arabi, gli italiani e gli spagnoli».Ma anche a destra le affermazioni di Sarko non sono affatto piaciute: «Mio nonno è nato in Algeria, la mia bisnonna era brasiliana, mio padre è di Tolosa e mia madre di Parigi e mi sento al 100% francese», ha replicato l'ex ministro neogollista Bruno Lemaire. Mentre il rivale alle primarie Juppé si chiede se «i nostri concittadini della Martinica e della Riunione si sentono rappresentati dalle parole di Sarkozy». Peraltro la querelle sull'identità etnica della Francia fu affrontata nel 1987 dall'ex presidente Mitterrand, il quale con grande ironia intervenne in un colloquio alla Sorbona evocando la radici multietniche del suo Paese: «Siamo francesi, ma anche galli, un po' romani, un po' germanici, un po'ebrei, un po' italiani, un po' spagnoli, un po' portoghesi e un po' polacchi. Dieri che siamo anche un po' arabi, anche se questa affermazione imprudente potrebbe crearmi dei problemi». Altri tempi e ben altro calibro.L'origine gallica della Francia è in verità un tema assai recente. E di quella civiltà, a parte qualche parola dal profumo desueto rimane poco altro. Nel medioevo ci si guardava bene dall'associare la Francia alle barbariche popolazioni galliche e questo per diversi secoli. Durante la Rivoluzione francese fu il Terzo stato, la borghesia emergente che con la spinta furiosa del popolo spazzò via la monarchia assoluta rivendicando l'origine gallica della Francia "contadina" in opposizione agli aristocratici "meticci", la casa reale che con i suoi matrimoni combinati aveva sporcato la purezza genealogica della nazione. L'odio viscerale per Maria Antonietta è figlio di questa operazione ideologica che oppone l'eredità dei galli a quella dei re franchi. All'inizio del XVIII Secolo lo storico Henri de Boulainvilliers, un esponente della piccola aristocrazia ostile all'assolutismo affermò che Clodoveo fonda il regno di Francia non grazie alla divina provvidenza ma con il suo spadone. I franchi avrebbero così dato i natali alla nobiltà, mentre i galli sconfitti sarebbero i progenitori del popolo delle campagne.In tal senso Maria Antonietta decapitata sulla pubblica piazza con corale ferocia non tanto perché espressione dei privilegi nobiliari (la famosa leggenda delle "brioche da dare al popolo invece del pane) ma in quanto adultera e di sangue austriaco. La Rivoluzione da questo punto di vista è anche e soprattutto una specie di "guerra civile tra razze" con la vittoria del popolo gallo contro l'oppressore germanico che ha contaminato i pedigree franco-francese della nazione. Lo stesso inno nazionale, la mitica Marsigliese scritta da un ufficiale rivoluzionario nel 1792, fa un esplicito riferimento a «un sangue impuro che irrighi i nostri campi». Impuro perché sgorga da vene straniere, quelle dei nemici che «stanno arrivando tra le vostre braccia, per tagliare la gola ai vostri figli e alle vostre donne». Parole che sembrano uscite da un moderno comizio di una formazione xenofoba che agita il fantasma delle invasioni barbariche con gli immigrati brutti, sporchi e cattivi che minacciano la pace e l'integrità della patria. Questa idea mitologica e priva di fondamento storico tiene banco fino al XIX Secolo, ispirando i cosidetti «nostri antenati galli», espressione che imperversava nei manuali di Storia della Terza Repubblica. Dal canto suo l'estrema destra rivendica da sempre l'origine celtica della Francia: anche se la Repubblica può accettare (assimilare?) chiunque nella cornice della cittadinanza, l'essere francesi è qualcosa che si riferisce in modo indissolubile al suolo e al sangue.Come scrive Nicolas Lebourg, professore di scienze politiche all'Università di Montpellier: «L'identità di cui parla Sarkozy non è un oggetto che si arricchisce nel corso del tempo, ma è un'idea statica. Non c'è movimento né progresso, ma solo l'ingiunzione del ritorno alle origini. Non è un appello a vivere con riferimenti storici e culturali condivisi, ma il richiamo a un confronto tra stasi identitarie etno-culturali. Proprio mentre il dibattito pubblico si sforza di compiere riferimenti alla nazione, alla Repubblica e all'insegnamento della Storia per fortificare i legami tra la comunità, i temi evocati dall'ex presidente servono unicamente c creare nuove divisioni, l'esatto contrario del nazionalismo repubblicano che si fonda prima di ogni cosa sul principio del contratto sociale».