PHOTO
Life Support di EMERGENCY interventi assistenza a barche Global Sumud Flotilla 24 settembre 2025 (foto Ufficio Stampa/laPresse) DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE
Le navi della Global Sumud Flotilla proseguono il loro viaggio verso le coste della Palestina. Quarantadue delle quarantasette imbarcazioni che compongono la flotta umanitaria si trovano ormai a meno di 350 miglia nautiche da Gaza, che dovrebbero raggiungere entro tre giorni, salvo l’intervento delle Idf una volta che le barche avranno fatto il loro ingresso, fra due giorni, nella cosiddetta “zona arancione”: l’area in cui è alta la probabilità che le barche vengano intercettate dalla marina militare israeliana. Le due precedenti missioni di giugno e luglio, quella della Madleen e della Handala, erano state intercettate proprio in questa zona di mare.
Oggi la Mezzaluna rossa ha consegnato, tramite la marina turca, altri aiuti umanitari alla Gsf. La marina militare di Ankara ha, infatti, inviato due fregate a scortare la Gsf nelle acque internazionali e una di queste è intervenuta nella notte tra domenica e lunedì per soccorrere la nave Johnny M che ha subito un guasto al motore non riparabile in mare, costringendola a interrompere la navigazione. I membri dell’equipaggio sono stati trasbordati su altre imbarcazioni della flotta.
Una barca lascia e un’altra si aggiunge. La Freedom Flotilla Coalition (Ffc) ha dato notizia che entro il primo ottobre una nave salperà con a bordo giornalisti, reporter e personale sanitario per unirsi al resto della flotta. «Questa iniziativa senza precedenti mira a rompere il blocco quasi totale imposto da Israele al giornalismo internazionale e all’accesso medico al territorio assediato», si legge in una nota della Ffc.
Mentre il governo turco aumenta il suo impegno nei confronti della missione il governo svedese ha comunicato che non gli sarà possibile fornire «assistenza consolare in mare» all’attivista Greta Thunberg, come già avvenuto a giugno, in occasione del citato blocco della nave Madleen.
Nonostante i diversi attacchi subiti, i guasti, l’abbandono delle istituzioni e gli appelli alla cautela, la missione va avanti. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ieri ha incontrato la portavoce italiana della Gsf Maria Elena Delia, a cui ha riportato «tutte le mie preoccupazioni, ma anche l’importanza del dialogo e la necessità di evitare azioni che possano mettere a rischio qualunque vita, in primis degli attivisti italiani».
L’obiettivo della Flotilla, come sottolineato da Crosetto in una nota emessa dalla Farnesina, è quello di «aiutare la popolazione di gaza», il ministro ha però invitato alla prudenza e a non trasformare lo sforzo umanitario in azioni che «non porterebbero ad alcun risultato concreto e rischierebbero di avere effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali». Nella mente di Crosetto probabilmente sono tornati gli avvenimenti del 31 maggio 2010, quando l’equipaggio della MV Mavi Marmara, la più grande della Flotilla, resistette all’abbordaggio degli incursori israeliani, facendo partire un conflitto a fuoco che provocò 10 morti e 60 feriti tra gli attivisti e il ferimento di 10 militari israeliani.
Sempre ieri l’ambasciatore italiano a Tel Aviv, Luca Ferrari, ha incontrato, su istruzione del ministro degli Esteri Tajani, il presidente israeliano Herzog. All’ambasciatore italiano Herzog ha comunicato che le Idf hanno l’ordine «di non usare la forza letale» nei confronti della Flotilla ma ha anche puntualizzato che le forze armate israeliane hanno l’obbligo d’intervenire in caso di forzatura del blocco navale in vigore dal 2007. Herzog starebbe inoltre valutando di concedere la grazia a Netanyahu nel processo per corruzione in quanto «il caso grava pesantemente sulla società israeliana», ha dichiarato Herzog a Radio Idf, secondo quanto riportato da The Times of Israel.
«La flottiglia ha respinto la proposta del governo italiano e del Vaticano di scaricare tutti gli aiuti a Cipro e di trasferirli pacificamente a Gaza», ha scritto in un post su X il ministero degli Esteri israeliano, «Questo dopo aver respinto altre due proposte israeliane di scaricare gli aiuti e trasferirli pacificamente a Gaza. Più chiaro di così: questo non ha nulla a che fare con gli aiuti. Si tratta solo di provocazione e di servire Hamas».
La tensione cresce ad ogni miglio nautico percorso dalle navi della Gsf. Nel frattempo in Italia l’Usb ha invocato «un nuovo sciopero generale senza precedenti», dopo quello dello scorso 22 settembre, in solidarietà con la Palestina previsto per venerdì, oltre ad aver proclamato «lo stato d’agitazione permanente e l’occupazione di 100 piazze per Gaza».