Nell'antica Roma repubblicana, l'ultimo gradino della scala sociale era occupato dalle schiave. Considerate - anche giuridicamente - come oggetti e prive di ogni diritto, erano destinate ai lavori più pesanti, e avevano il dovere di essere a disposizione dei membri maschi della familia. I figli che nascevano da queste violenze erano essi stessi schiavi e proprietà dei padroni che potevano decidere di tenerli, prestarli o regalarli in dote ai propri legittimi discendenti.Ecco, è necessario ricorrere a un esempio di oltre 2mila anni fa per trovare il simile di una situazione ancora in vigore, oggi, in Mauritania. Qui, infatti, il 4% della popolazione (ma le stime dell'IRA, il movimento mauritano per l'abolizione della schiavitù, parlano addirittura del 20%) si trova in stato di schiavitù: senza documenti, senza alcun compenso, senza diritti. Si tratta degli appartenenti alla minoranza nera del paese, gli haratines, governati dai mori bianchi, arabi. E si tratta, per l'80% di donne. La schiavitù si trasmette, infatti, per via matriarcale e le schiave mauritane - esattamente come quelle romane - non possono disporre di sé, del proprio corpo, dei propri averi. Non possono decidere di sposarsi. Sono, al contrario, costrette a lavori forzati e a completa disposizione dei padroni, destinate a ricevere le sue - e quelle dei suoi amici e parenti - violenze sessuali. I figli nati da queste violenze sono anch'essi schiavi e, dunque, proprietà del padrone. Ma, come spesso accade, le storie più tragiche hanno i loro eroi: e quello mauritano si chiama Biram Dah Abeid. Figlio di schiavi liberati, è il leader dell'IRA, il movimento laico e nonviolento per l'abolizione di questa pratica. Per la sua attività è stato in carcere tre volte, l'ultima per 18 mesi. Nel dicembre 2013 ha ricevuto il Premio per i diritti umani delle Nazioni unite. Candidato alle elezioni presidenziali del 2014 è stato sconfitto da Mohamed Ould Abdel Aziz, il generale già al potere dal 2008, in seguito a un colpo di stato.In questi giorni Biram è in Europa, per cercare supporto alla propria battaglia. Nei giorni scorsi è stato ricevuto al Senato dal presidente della Commissione diritti umani Luigi Manconi e oggi farà di nuovo tappa a Roma per un incontro con Emma Bonino (alle ore 11, nella sede radicale di via di Torre Argentina 76). All'evento, dal titolo Schiave - che cade in concomitanza con la giornata internazionale contro la violenza sulle donne - parteciperanno anche Antonio Marchesi, presidente di Amnesty international Italia, Domenico Quirico, giornalista de La Stampa e Antonio Stango, presidente della Lega italiana per i diritti dell'uomo. La questione della violazione dei diritti fondamentali in Mauritania è una questione che riguarda anche l'Europa, che con questo paese intrattiene rapporti economici e politici. E non solo perché la fragilità della Mauritania ha già consentito ai terroristi di Al Quaeda, di Boko Haram e dell'Isis di creare campi di addestramento per terroristi che agiscono in tutto il Sahel. Ma anche perché è esattamente dal controllo dei regimi sui corpi, da quel potere di vita e di morte sulle donne e sugli uomini, che si misura uno stato di diritto che sia tale.L'autrice è la presidente di Radicali Italiani