“JJ4 è innocente. La perizia veterinaria forense la scagiona”. A sostenerlo è la Leal, la Lega antivivisezione, che sulla base di questa perizia, secondo cui le impronte dei denti ritrovate sarebbero di un orso maschio e non femmina, chiede “la liberazione immediata dell'orsa e le dimissioni del Presidente Maurizio Fugatti”.

Al centro del caso l’orsa considerata responsabile della morte di Andrea Papi, il runner di 26 anni aggredito a morte lo scorso 5 aprile nei boschi di Caldes, in Trentino. Il presidente della Provincia Fugatti ne ha chiesto per due volte l’abbattimento, ma per due volte l’ordinanza è stata congelata dal Tar di Trento, che dovrebbe pronunciare il proprio verdetto l’11 maggio. L’orsa, catturata in seguito “all’identificazione” da parte della procura, al momento si trova all’interno del centro faunistico del Casteller. Sul suo destino si è aperta una battaglia tra la Provincia e le associazioni ambientaliste, che chiedono il trasferimento di Jj4 in un santuario-rifugio all’estero. 

“Dalla relazione tratta dalla perizia veterinaria forense che perviene dal rappresentante legale di LEAL, Aurora Loprete - è scritto in una nota - si apprende che non è stata l'orsa JJ4 ad aggredire Andrea Papi ma si prova quanto segue: La dentatura di un animale, per la medicina veterinaria forense, ha lo stesso valore delle impronte digitali umane e quindi la scienza in questa perizia smentisce le menzogne raccontate da Fugatti: nelle relazioni si legge infatti che: 'Sono state rilevate lesioni identificabili come da penetrazione di coppia di canini caratterizzate da una distanza tipica dei canini di un orso maschio adulto'”.

“Le femmine di orso - viene spiegato – presentano infatti misure inferiori rispetto ai maschi sia come massa corporea sia come misure dentali e la relazione continua ancora aggiungendo altri dettagli: 'Come correttamente riferito dal dottor Barbareschi, le ferite riscontrate non sono riconducibili ad una attività predatoria, il corpo, infatti, non presenta segni di consumo. La descrizione delle lesioni non corrisponde nemmeno alle ferite che si riscontrano in caso di attacco finalizzato alla eliminazione dell'avversario'. Infine, facendo riferimento alle indagini molecolari, è d'obbligo una precisazione: 'Essendo quella trentina una popolazione derivante da pochi soggetti capostipiti, sappiamo che essa è caratterizzata da una limitata variabilità genetica. Se da un lato varie fonti non ufficiali si esprimono con avverbi di non certezza, dall'altro lato, al contrario i provvedimenti prospettati sul destino dell'orso lasciano dedurre che l'identificazione sia avvenuta con elevato grado di certezza”.

“Relativamente alla natura dell'attacco - conclude la perizia – esso è riconducibile a un tentativo protratto di allontanamento e dissuasione da parte dell'orso sulla vittima. Anche relativamente a questo aspetto, le evidenze riscontrate non consentono di classificare l'azione lesiva né come un attacco deliberato né come una predazione”. “Con il deposito presso il TAR delle perizie forensi a firma del dottor Roberto Scarcella e dottoressa Cristina Marchetti – dichiara Gian Marco Prampolini, Presidente LEAL - ci batteremo con ancor più forza in tutte le sedi opportune affinché le illegittime ed illogiche ordinanze di abbattimento non possano mietere vittime innocenti. E chiediamo sin da ora l'immediata liberazione dell'orsa”.

“Al momento non è dato sapere cosa possa aver spaventato l'orso, ma la scienza scagiona le orse trentine; e la tipologia di attacco scagiona definitivamente tutti gli orsi”.