Il ministro della Difesa israeliano ha dato il benservito alla responsabile legale dell’esercito israeliano (Idf), Yifat Tomer-Yerushalmi, accusata di aver partecipato alla fuga di notizie legata a un video di sorveglianza che mostrava delle guardie carcerarie abusare di un detenuto palestinese nel carcere di Sde Teiman, nel deserto del Negev, vicino al confine con la Striscia di Gaza.

L’ormai ex procuratrice militare generale israeliana, secondo i media israeliani, avrebbe ammesso il proprio coinvolgimento nella lettera di dimissioni presentata durante un colloquio col capo di Stato maggiore, Eyal Zamir. «Ho approvato la divulgazione del materiale ai media nel tentativo di contrastare la falsa propaganda rivolta contro le autorità militari preposte all’applicazione della legge – si legge in un passaggio della lettera riportata dal quotidiano The Times of Israel -. Mi assumo la piena responsabilità di qualsiasi materiale divulgato ai media dall’interno dell’unità». «Da questa responsabilità deriva anche la mia decisione di concludere il mio mandato», avrebbe concluso l’avvocata, che nella missiva allude ai tentativi di alcune figure politiche di destra di affermare che il video era stati manipolato. 

Prima dell’incontro, il ministro della Difesa, Israel Katz, aveva annunciato che Tomer-Yerushalmi non sarebbe tornata al suo incarico «alla luce della gravità delle accuse nei suoi confronti». «Farò in modo che giustizia sia fatta per tutti coloro che sono coinvolti nella sanguinosa diffamazione dei soldati delle Idf nel caso di Sde Teiman», ha aggiunto Katz, promettendo presto di nominare un sostituto.

Mercoledì, l’esercito ha annunciato un’indagine penale sul filmato che ha fatto scandalo dopo la diffusione, nell’agosto 2024, da parte dall'emittente Channel 12. Dopo che la polizia militare israeliana si è recata nella prigione di Sde Teiman per interrogare 11 riservisti in merito all’incidente, alcuni manifestanti di estrema destra hanno fatto irruzione nella struttura per mostrargli il proprio sostegno. Cinque soldati sono stati successivamente incriminati per aver brutalmente aggredito il prigioniero, provocandogli gravi ferite, tra cui costole rotte e una lacerazione interna al retto.