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Le donne arrestate dopo il funerale di Armita Garavand, la 16enne ridotta in coma dalla polizia morale iraniana per non aver indossato il velo, sono state torturate nel centro di detenzione della polizia di Irshad, dove Mehsa Amini - dalla cui tragedia è nato il movimento “Donna, vita e libertà” - è stata uccisa dagli agenti.
Tra esse c’era anche Nasrin Sotoudeh, l’avvocata per i diritti umani, che si trova ora nella prigione di Qarchak, e che nel tentativo di fermare le torture è stata respinta a forza di botte. A dirlo, al Dubbio, è il marito Reza Khandan, che in queste ore sta lottando per far scarcerare la moglie. Il pestaggio ai danni di Sotoudeh è scaturito dal tentativo, il giorno del funerale, di difendere dalle aggressioni Manar Zarrabi, familiare di alcune delle vittime volo 752 della Ukraine International Airlines, abbattuto l'8 gennaio 2020 pochi minuti dopo il suo decollo dall'aeroporto Internazionale di Teheran-Imam Khomeini dal Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane.
Da lì una slavina di botte, soprattutto in testa, come raccontato da alcuni presenti. Botte che sono poi continuate nel centro di detenzione della polizia di sicurezza di Teheran, fino al trasferimento presso l'ufficio del procuratore di Evin, insieme ad altri detenuti. Le accuse a carico di Sotoudeh sono surreali: «Riunione e collusione per agire contro la sicurezza del Paese» e «disobbedienza agli ordini degli ufficiali», compreso il fatto di non aver indossato l’hijab obbligatorio. Nonostante per ciascuna delle donne arrestate sia stata fissata una cauzione di 500 milioni di toman - circa 11mila euro -, la procura continua a rifiutare il pagamento della stessa. Sotoudeh e Zarrabi sono rimaste bloccate per ore davanti all'ufficio del pubblico ministero nel veicolo speciale per il trasporto dei detenuti, poiché senza velo. Quando gli agenti di sicurezza hanno cercato di caricare le donne con la forza in un veicolo speciale per il trasporto di prigionieri al carcere di Qarchak, Zarrabi è svenuta e ha iniziato ad avere le convulsioni. Per tale motivo, le autorità sono state costrette a rilasciarla.