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La magistratura iraniana ha incriminato circa 800 persone per il loro coinvolgimento nei «recenti disordini» nella provincia meridionale di Hormozgan e nelle province centrali di Esfahan e Markazi, secondo quanto riportato da Mizan, l’agenzia dell’Autorità giudiziaria e delle agenzie locali. Dall’inizio delle proteste, lo scorso 16 settembre, le persone incriminate hanno superato le 2 mila, di cui circa metà a Teheran. Secondo le organizzazioni per i diritti umani che monitorano la situazione dall’estero, gli arrestati sono 15 mila, ma Teheran smentisce il dato. Il direttore generale della giustizia della provincia di Hormozgan, citato da Mizan, ha annunciato l’incriminazione di 164 persone «accusate dopo le recenti rivolte per la sicurezza» nella provincia. «A margine di una visita al centro di detenzione provinciale di Hormozgan, il capo della giustizia provinciale, Mojtaba Ghahremani, ha annunciato che 164 persone detenute durante i recenti disordini saranno processate da giovedì, alla presenza dei loro avvocati», ha riferito Mizan. Sono accusati di «raduno e cospirazione contro la sicurezza del Paese», «propaganda contro il regime», «disturbo dell’ordine pubblico», «sommossa», «incitamento all’omicidio», «ferimento di agenti di sicurezza» e «danneggiamento di proprietà pubbliche». Asadollah Jafari, direttore generale dell’Autorità Giudiziaria della provincia centrale di Esfahan, citato dall’agenzia Tasnim sabato sera, ha dichiarato che sono state intentate 316 cause in relazione ai recenti disordini. Secondo lui, 12 imputati sono già stati processati. Ancora, altre 276 persone sono state accusate nella provincia di Markazi, secondo Abdol-Mehdi Mousavi, direttore della giustizia della provincia, citato dall’agenzia ufficiale Irna. Intento, un centinaio di giovani arrestati durante le recenti proteste sono stati rilasciati senza processo dopo aver firmato l’impegno a non partecipare a ulteriori «disordini».