«La nostra Costituzione è una macchina armonica: ogni norma funziona se analizzata in una riflessione globale». Nel pensiero di Paolo Maddalena - giurista, ambientalista ed ex vicepresidente della Consulta - ogni cosa è armonia: il principio che regola tutto è la «ragionevolezza».

Si definisce «no- vax, uno dei pochi giusnaturalisti». Interrogato sul tema della vaccinazione, impugna la Carta e precisa: «La natura ha le sue leggi che riguardano ogni organismo. Nella saggia costruzione dell’universo, la terra ha una capacità di elasticità limitata: troppi vaccini ne indeboliscono la resilienza».

Professor Maddalena, già in passato, quando si estese l’obbligo dei vaccini per i bambini, lei espresse il suo parere contrario. In questa stagione emergenziale, con la sperimentazione nei laboratori che avanza, la discussione è tornata quanto mai attuale. Qual è oggi la sua posizione?

In questo caso sono favorevole alla prudenza: al momento credo sia indispensabile applicare le misure di sicurezza previste per contenere il contagio. Certo l'infezione galoppa, raggiungendo oltre 25milioni di casi nel mondo. Non si può escludere che una vaccinazione sarà necessaria: la storia dimostra ad esempio che è stato utile contro il vaiolo e la poliomielite. Ma nella situazione attuale è presto per fare previsioni: ci sono ancora troppi dubbi sull’efficacia dei vaccini anti Covid.

Se la ricerca dovesse approdare a risultati affidabili, si può immaginare di introdurre la somministrazione obbligatoria?

Lo vieta l'articolo 32 della Costituzione, che recita: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». Si tratta dell'unico articolo in cui si parla di diritto fondamentale alla salute: il presupposto per l'esercizio di qualunque diritto. Nella seconda parte, secondo comma, si aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». In questo senso il vaccino, inteso come trattamento sanitario obbligatorio, può ritenersi incostituzionale.

Un principio a cui non si può in nessun caso derogare?

Se ne è discusso, ad esempio, durante il lockdown a proposito delle limitazioni alla libera circolazione. Lo Stato di emergenza fa venire in essere il potere di ordinanza dell'esecutivo, che può ordinare delle restrizioni dei diritti fondamentali. Il problema è dimostrare l'esistenza dello Stato d'emergenza: in questo caso, c'è. Il governo ha poi sottoposto le sue scelte al parlamento, che ha confermato ampiamente il potere dell'esecutivo. Non vedo in questo senso illegittimità, con me è d'accordo Zagrebelsky, anzi, sono io ad essere d'accordo con lui.

E per quanto riguarda l’ipotesi di un obbligo vaccinale anti Covid?

Bisognerebbe analizzare la situazione nei fatti, e non ragionare in termini astratti. Il vaccino potrebbe rappresentare l’unica via per debellare la malattia. Bisogna considerare l’articolo 3 della Costituzione che prescrive il principio di uguaglianza ma anche il principio di logicità del comportamento. Mentre l’articolo 2 garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che come membro delle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità: dobbiamo tutelare non solo noi stessi ma la collettività. Si tratta, insomma, di fare scelte ragionevoli.

E’ ragionevole, dunque, supporre che una comunicazione scientifica, trasparente e completa, convinca la popolazione a un’adesione volontaria?

Sì, se fosse imposto in maniera internazionale l'obbligo di comunicare i risultati della ricerca alla comunità scientifica, come del resto si fa in ogni ambito medico: non si può derogare a questo principio deontologico di trasparenza. Di fronte a un fenomeno globale serve solidarietà globale, altrimenti finiremo per far prevalere il pensiero predatorio neoliberista che sacrifica la collettività per l'individuo. La stessa ricerca scientifica sarà danneggiata dalla speculazione finanziaria. Nella “gara ai vaccini” quello che conta è arrivare prima, non arrivare insieme: anteponiamo l'egoismo al solidarismo. Vede, questa è la fine dell’uomo: al suo posto si è messo il denaro.