Intesa Mercosur. Le negoziazioni, tra mille tira e molla, sono durate ventiquattro anni. L’ha spuntata la Germania. La Francia, pur temendo la reazione dei suoi imprenditori agricoli, ha ceduto.

È così che, alla fine, l’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur è stato firmato la settimana scorsa a Bruxelles.

Un accordo storico

Si tratta del più corposo accordo, in tema commerciale mai concluso dall’Ue.

Alle imprese comunitarie darà accesso a un mercato di 260 milioni di consumatori: tanti ne comprende il Mercosur, l’area di libero mercato sudamericano costituita da Argentina, Brasile ( che da solo conta 200 milioni di persone) Uruguay e Paraguay.

Le industrie europee - quella tedesca per prima guadagnano un immenso mercato a cui proporre senza dazi auto e prodotti industriali, attualmente i sovrapprezzi a protezione delle industrie locali vanno dal 30% previsto per le automobili al 14% previsto per i prodotti farmaceutici.

Dall’altra parte i produttori agricoli del Sud America contano di moltiplicare le loro esportazioni nella Ue: carne brasiliana e agrumi argentini innanzitutto.

Il commissario europeo all’agricoltura, Phil Hogan, ha messo le mani avanti: «L’accordo presenta grosse sfide per gli agricoltori europei, la Commissione è disponibile ad aiutarli a superarle». In cosa si concretizzerà questa disponibilità, al momento, non si sa.

Brasile e accordi sul clima

In teoria l’intesa commerciale dovrebbe anche inchiodare agli accordi di Parigi su clima il Brasile dell’attuale governo di Jair Bolsonaro, estremista di destra totalmente contrario al rispetto dei patti globali sui cambiamenti climatici, ma portatore degli interessi della potente lobby brasiliana dell’agrobusiness, molto interessata ad ottenere il patto.

Questo è stato l’argomento usato dalla Francia di Emmanuel Macron per spiegare la decisione di firmare.

La firma è stata presentata, anche dai francesi, come prova dell’intenzione europea di difendere le regole della libera circolazione delle merci ( di quella delle persone, al momento, non se ne parla nemmeno) in una fase politica in cui Cina e Stati uniti tornano a difendere barriere protezionistiche d’ogni sorta.

Quanto questa rivendicazione sia soltanto retorica o quanto invece aderisca alla realtà, si capirà soltanto quando l’accordo fra Ue e Mercosur sarà ratificato da ciascuno degli stati membri del Parlamento europeo. Parigi, che deve vedersela con la probabile reazione non entusiasta dei gilet gialli, ha già fatto sapere di voler verificare il testo parola per parola.

Poiché, però, i negoziati per l’accordo duravano dal 1995, il solo fatto che alla fine un documento finale sia stato firmato è una notizia notevole.

Il primo passo verso l’area di libero scambio risale ad oltre vent’anni fa, alla firma avvenuta a Madrid di un primo accordo quadro di cooperazione interregionale che prevedeva la creazione di una zona priva di dazi da costruire entro il 2005 e che non fu poi realizzata.

L’Unione Europea è già da anni, in realtà, il primo partner commerciale per il Mercosur. Per la Ue il Mercato comune del sud è il sesto per flussi commerciali.

Negli ultimi dieci anni, nonostante un rallentamento economico che ha investito entrambe le regioni, le esportazioni europee verso il Mercosur sono comunque raddoppiate.

Esportazione di prodotti europei

Gli interessi europei si concentrano principalmente nell’esportazione di prodotti dell’industria manifatturiera, ( soprattutto macchinari, prodotti del settore dei trasporti e preparati chimici).

Le importazioni dal Mercosur riguardano principalmente i prodotti agricoli, che rappresentano il 43% del totale importato, e le materie prime, che sono il 28%.

Nonostante la bilancia commerciale sia a favore dell’Unione Europea, nel settore agricolo lo squilibrio è netto. I paesi del Mercosur esportano già verso la Ue prodotti agroalimentari per circa 21 miliardi di euro annui.

Le importazioni in questo settore, si fermano invece a soli 2 miliardi all’anno, confermando la vocazione esportatrice dei paesi sudamericani e la crescente domanda di prodotti di questa provenienza nel mercato europeo.

L’argomento brandito dai critici dell’accordo riguarda essenzialmente i timori per la genuinità dei prodotti alimentari. I produttori europei lamentano la scarsa tracciabilità delle carni provenienti da Brasile e Argentina e standard sanitari considerati assai dubbi.

Quel che poi ufficialmente non viene detto, ma viene abbondantemente lasciato capire, è che i meccanismi di controllo del rispetto di tali standard sono da molti ritenuti non affidabili.

L’iniziale proposta europea in questo settore ha provato ad escludere nuove concessioni per le importazioni di carne, suscitando proteste, soprattutto brasiliane. Il rischio di importare prodotti non sanissimi esiste. In Brasile, tanto per dirne una, il governo Bolsonaro ha appena autorizzato l’uso di oltre 150 nuovi pesticidi.

Alla fine l’ha comunque spuntata la Germania, che guidava un blocco composto anche da Spagna, Portogallo, Olanda, Svezia, Repubblica ceca e Lituania.

Vincente, almeno per quanto riguarda la retorica politica, è stato l’argomento della necessità di opporsi ai venti protezionistici che soffiano sui mercati mondiali.