«Certamente ci sono i progressi nella medicina, questo è indubbio ed è anche un bene. Il grande limite è l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per controllare ad esempio il lavoro delle persone. C'è il rischio che la macchina prenda il posto dell'uomo e l'uomo quello della macchina. Si sono invertite le posizioni, diamo più sicurezza alla macchina che non all'intelligenza dell'uomo. Questo è un pericolo». È quanto sottolinea mons. Rino Fisichella, pro-prefetto al dicastero dell'Evangelizzazione, intervistato dal 'Giornale' dopo l'annuncio, dato ieri dalla premier Giorgia Meloni, della presenza di Papa Francesco ai lavori del G7 sull'intelligenza artificiale.

«Credo ci sia una duplice sfida. La prima è antropologica: quale libertà avrà l'uomo nell'epoca dell'intelligenza artificiale? Capire come l'intelligenza artificiale possa entrare nella determinazione del voto delle persone, della scelta negli acquisti, dei gusti. La seconda sfida - spiega - è la ricerca della verità. Se la macchina elabora tutto ciò che gli viene messo all'interno tramite una chat bot, dove è la libertà critica dell'essere umano nel produrre un pensiero? Non esiste più».

Il documento del Vaticano sulla dignità umana identifica per la prima volta il termine “violenza digitale”. «Credo che sia importante avere l'obiettivo del pensiero cristiano cioè il bene comune, che è il principio che muove la dottrina sociale della chiesa - osserva mons Fisichella - Confrontarsi con la ricerca scientifica diventa così dialogo ma soprattutto capacità della persona di non essere schiacciata dalla macchina».