Il problema dei bambini in carcere è forse a un passo dalla soluzione. Ora anche la Campania ha un Istituto a Custodia Attenuata per detenute Madri ( Icam) e potrà ospitare 35 donne con figli di età non superiore ai sei anni. Il risultato è stato raggiunto grazie ai lavori di riconversione dell’ex istituto a custodia attenuata per tossicodipendenti di Lauro, in provincia di Avellino. Il progetto è stato redatto dall’ufficio tecnico del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Campania con il supporto della facoltà di architettura dell’università “Federico II” di Napoli. La struttura metterà a disposizione piccoli bilocali per due madri e due minori. Lo spazio dispone della zona notte, con due letti, due culle e un armadio; una zona giorno con angolo cottura e un servizio igienico con tutti i comfort. I corridoi di accesso alle camere sono stati pensati come luoghi collettivi e sono anch’essi arredati, in modo da creare ulteriori spazi vivibili durante il giorno. L’istituto è dotato di sistemi di sicurezza non percepibili dai bambini, poiché nascosti alla loro vista con opportuni accorgimenti. Gli ambienti per le attività comuni sono distribuiti nei due blocchi che precedono le sezioni. Lo spazio colloqui è pensato come un unico grande ambiente, dove i bambini incontrano i familiari in visita ed è utilizzabile anche per le attività comuni durante il periodo invernale. L’area colloqui diventa quindi un luogo condiviso per giocare, vedere la televisione, svolgere altre attività comuni e festeggiare le ricorrenze religiose e personali.

Le aule, il refettorio e la cucina sono importanti spazi della quotidianità, fondamentali per la socializzazione nell’arco della giornata. Il laboratorio e la sala computer potranno essere utilizzati per corsi scolastici e di formazione delle madri, durante le ore di scuola dei bambini, e come aula polivalente. Lo spazio esterno, compreso tra le due sezioni, è stato allestito come un parco giochi, utilizzabile dalle mamme e dai bambini per le attività socio- ricreativa ed educative.

Con l’apertura di questo nuovo Icam sono sei le strutture per una disponibilità complessiva di 73 posti. Quella di portare i figli in carcere è una possibilità prevista dalla legge 354 del 1975, per le madri di bambini da 0 a tre anni. Il senso è quello di evitare il distacco o, per lo meno, di ritardarlo. Ma gli effetti su chi trascorre i suoi primi anni di vita in cella sono devastanti e permanenti. Per ovviare a questo problema esistono, appunto, l’Icam. Oltre al problema dei pochi posti disponibili c’è anche quello della rara applicazione della detenzione domiciliare per le detenute madri. Uno dei motivi principali è anche la residenza inesistente oppure inadatta, e colpisce soprattutto le detenute straniere e rom. Per sanare questo problema, la legge contempla anche la realizzazione delle case famiglia protette. Ad oggi ne è stata realizzata solo una ed è stato grazie al finanziamento di 150mila euro da parte della fondazione Poste insieme onlus. Si chiama “Casa di Leda” ed è un edificio confiscato alla mafia nel quartiere romano dell’Eur.