È passato – su giornali, media e tv – come fosse un evento di scarso rilievo il brusco stop che i capi dei Lander tedeschi hanno decretato nei riguardi della Kanzlerin Angela Merkel, che voleva imporre misure più restrittive causa Coronavirus. Un nuovo incontro è previsto la prossima settimana: chissà come andrà. Appena qualche riga o videoimmagine in più per le manifestazioni dei negazionisti che hanno incendiato Berlino con scontri e oltre 300 arresti.

Magari da noi qualcuno avrà sorriso guardando al rapporto diciamo tempestoso in atto tra governo centrale e “governatori” regionali: mal comune mezzo gaudio se pure la potente Germania non doma il particolarismo delle spinte territoriali.

Eppure (ma la Germania è solo un esempio fra i tanti possibili), sgretolamento della coesione e insofferenze per le regole sanitarie – soprattutto queste ultime, se allineate ai sondaggi secondo cui solo il 37 per cento degli italiani è disposto a vaccinarsi “subito” – mostrano quanto la pandemia sia un bisturi che ha inciso nel profondo delle coscienze, facendone scaturire paure, intolleranze, egoismi, violenze che non sarà facile per nessun regime “democratico” riassorbire.

È uno scenario verso il quale molti governanti fanno spallucce nonostante si stagli come un plumbeo orizzonte che avvolge l’insieme delle misure – contingenti o strutturali, nazionali o europee – che vengono adottare per recuperare i danni prodotti dalla pandemia. È il problema numero uno: cosa succederà quando il virus sarà in tutto o in parte debellato; quante e quali macerie sarà necessario sgombrare. Soprattutto da noi viene ignorato. Quasi nel timore che è meglio non discutere del futuro prossimo al fine di esorcizzarlo.

Cullandosi nel fervore dei contagi che scendono e delle terapie intensive che si fanno più sgombre.

Invece dovrebbe essere un dato che toglie il sonno.

Prima o poi, il blocco dei licenziamenti finirà. Prima o poi, la spinta a fare debito confidando su banche e mercati condiscendenti, si esaurirà. Prima o poi la logica dei sussidi troverà un limite nell’esaurimento dei fondi disponibili.

Abbiamo vissuto il Ferragosto dell'incoscienza; ci apprestiamo a vivere il Natale della sobrietà. Guai se il prossimo aprile diventasse il più crudele dei mesi.