Una lunga conversazione a braccio con i ragazzi delle “Scuole per la pace”, nell’iniziativa promossa dal ministero della Pubblica istruzione, ha offerto a Papa Francesco la possibilità di commentare senza peli sulla lingua la decisone presa da Washington di sganciare la superbomba sull’Afghanistan, così come i toni della campagna elettorale in Francia. «Io mi sono vergognato - ha detto il Pontefice ai giovani che lo ascoltavano nell'Aula Paolo VI, in Vaticano - quando ho sentito il nome di una bomba: l’hanno chiamata ‘la madre di tutte le bombe’. La mamma dà vita e questa superbomba dà morte, e noi diciamo ‘mamma’ a quell’apparecchio». Poi ha denunciato: «Sta crescendo, è cresciuta e cresce tra noi una cultura della distruzione: pensa ai migranti. I sociologi dicono che il dramma e il problema delle migrazioni è la tragedia più grande dopo la Seconda guerra mondiale: noi stiamo vivendo questo. Il mondo è in guerra, si bombarda e se ci sono sotto malati, bambini, questo non importa: va la superbomba. A un certo punto non so cosa è successo: si distrugge tanto». Le Pen e Macron? Si buttavano le pietre Ai 7mila ragazzi accompagnati dalla ministra Valeria Fedeli, il Papa ha parlato con altrettanta franchezza  del recente dibattito in Francia tra i due candidati all’Eliseo: la Le Pen e Macron. «Non lo dico come Papa, ma come una persona che ha sentito, ma non visto, cosa è successo in un dialogo preelettorale: dove era il dialogo lì? Si buttavano delle pietre, non si lasciava finire all’altro, anche parole un po’ forti. Ma - ha osservato Bergoglio rivolto ai giovani presenti all’incontro - se a un livello così alto si arriva a non dialogare la sfida del dialogo tocca a voi». «Lavoro sfruttato ovunque, anche in Italia» «Un altro affare con il quale il mondo guadagna oggi è lo sfruttamento delle persone: bambini operai che lavorano da 7, 8, 9 anni senza istruzione. Il traffico delle persone nel lavoro dove la gente viene pagata 2 lire per mezza giornata. Ma avviene anche qui in Europa, in Italia. Qui si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno il contratto di lavoro da settembre a maggio e poi due mesi senza, cosi non c’è continuità e poi si ricomincia a settembre», ha detto ancora Francesco nel dialogo con i ragazzi della “Scuola della pace”. «Questo - ha scandito - si chiama distruzione, si chiama peccato mortale: lo sfruttamento». «La maestra mi rimproverò e mia mamma le diede ragione, non la accusò di avermi aggredito…» Il Pontefice ha risposto alle domande dei giovani intervenuti all’incontro, promosso oltre che da Viale Trastevere anche dal Coordinamento nazionale Enti locali per la Pace e i Diritti umani. E a un certo punto ha raccontato un episodio di lui bimbo di 9 anni che disse una cosa brutta alla maestra, di come la maestra convocò la mamma, di come questa lo indusse a chiedere scusa alla maestra, e sembrava tutto fosse andato a posto, «ma questo era solo il primo atto: ero vincitore, non era andata troppo male, ma a casa ci fu il secondo atto…», ha detto facendo il gesto delle botte, e suscitando un applauso di tutti i presenti. «Cosa voglio dire? Che c’era un patto educativo famiglia-scuola», ha spiegato, «mentre oggi tante volte, se nella scuola il professore o la professoressa rimproverano l’alunno, sono i genitori a venire il giorno dopo a rimproverare il maestro e la maestra per questa ‘aggressione a mio figlio’…».