Ieri quasi tutti i giornali italiani hanno piazzato in prima pagina, con gran rilievo, la fotografia di un medico milanese, considerato nel suo ambiente un luminare dell’ortopedia, accompagnata dalla scritta: «spezzafemori». Molti hanno anche messo nel titolo, tra virgolette, una frase che in realtà il medico non ha mai pronunciato: «Le ho spaccato il femore per allenarmi». Sbatti il mostro in prima pagina Stavolta il mostro è un chirurgo

Nessun giornale ha neppure preso lontanamente in considerazione l’ipotesi che questo dottore, che si chiama Norberto Confalonieri, possa essere innocente o comunque possa non essere un tipo che per ragioni tutte sue danneggia i malati, e li ferisce, e magari li azzoppa per sempre. Del resto, lasciare qualche spazio alla difesa, ormai, è considerata azione sovversiva e prova di correità.

In realtà il Gip – cioè il giudice delle indagini preliminari – che ha concesso l’arresto ( ai domiciliari) di Confalonieri, sospettato di avere favorito alcune aziende che producono protesi ortopediche, ha negato l’arresto per il reato di lesioni. Che era stato chiesto dal Pm. Perché – ha detto – non ci sono indizi. Cioè il magistrato ha esaminato le carte, che poi sono state fornite a tutti i giornalisti, e ha stabilito che non c’è niente che faccia pensare che «Spezzafemori» davvero spezzasse i femori. Si direbbe che l’unico ad avere dubbi sulla colpevolezza, paradossal- mente, è il giudice. Del resto trovare dei giornalisti che hanno dubbi sulla colpevolezza di qualcuno, sta diventando uno sport estremo.

Le cose stanno così: insieme alla notizia dell’arresto del professor Confalonieri, sono state fornite ai giornalisti le trascrizioni di un certo numero di intercettazioni. In queste intercettazioni il medico parla del suo lavoro, ovviamente

con linguaggio non professionale. Come spesso capita, in tutte le professioni ( compresa quella di noi giornalisti), linguaggio non professionale vuol dire linguaggio goliardico. Ad esempio invece di dire: «Ieri ho operato una anziana signora», Confalonieri ha detto: «Ieri ho fatto una vecchietta». Non ha mai detto, nelle intercettazioni fornite ai giornali: «Le ho rotto un femore per allenarmi», quindi volontariamente. C’è una intercettazione dalla quale sembra capire che Confalonieri ha sbagliato un intervento chirurgico e che dovrà rifarlo. Ma in quella intercettazione il medico appare molto preoccupato, e non scherza, né si vanta. Sembra che Confalonieri esegua circa 400 interventi al femore ogni anno. È statisticamente certo che almeno uno o due interventi all’anno li sbaglia. I giornali hanno fatto un’opera di montaggio tra l’intercettazione sulla vecchietta e quella sull’intervento sbagliato e hanno costruito la frase: «Le ho rotto un femore per allenarmi».

Naturalmente noi non siamo assolutamente in grado di giudicare sulla colpevolezza o sull’innocenza di Confalonieri. Semplicemente abbiamo come tutti letto le intercettazioni e ne abbiamo tratto la netta impressione – come pare sia capitato anche al Gip – che nulla lascia credere che il medico facesse operazioni inutili, o rompesse le ossa dei pazienti per esercitarsi o per sperimentare. Non sappiamo invece se abbia o no un fondamento l’ipotesi che prendesse delle tangenti per favorire certe imprese rispetto ad altre. Anche se le cifre che abbiamo letto lasciano qualche dubbio: si parla mazzette per circa 16 mila euro: a occhio la cifra che il professore guadagnava eseguendo privatamente due o tre interventichirurgici. Diciamo il lavoro di una mattinata. Non crediamo, francamente, che Confalonieri sia un tipo povero. Davvero si vendeva per una cifra che in nessun modo cambiava il tenore della sua vita? Può darsi. E se esistono degli indizi i magistrati hanno fatto benissimo a indagare, e ora dovranno interrogare il professore – che si dichiara innocente su tutto – e svolgere nuovi accertamenti, e poi, eventualmente, andare a processo e confrontarsi, sullo stesso piano, con la difesa. Poi una giuria deciderà.

Invece è successo che – dal punto di vista, diciamo così, morale – una giuria ha già deciso e ha deciso che il professor Confalonieri è un mostro che prendeva tangenti e spaccava le ossa ai suoi pazienti per guadagnare qualche soldo in più. Questa giuria, molto larga, è composta dalla quasi totalità dei giornali quotidiani e delle Tv. Con rarissime, ma proprio rarissime eccezioni. I giornali hanno accertato che il professore è un mostro e lo hanno – come si fa coi mostri “sbattuto in prima pagina. «Sbatti il mostro in prima pagina» è proprio il titolo di un film che ebbe un notevole successo nel 1972, diretto e pensato dal giovane Marco Bellocchio e interpretato dal grande Gian Maria Volontè. Era un film “di sinistra”, perché Bellochio e Volonté erano due icone della sinistra. Dovete sapere – i più giovani non ci crederanno mai – che allora la sinistra era garantista. E questo film racconta la storia di una montatura giornalistica, che in quel caso era voluta e aveva fini elettorali. Ora le montature giornalistiche non sono più neanche volute. Spesso non hanno fini. Il mostro va in prima pagina solo perché la cultura largamente prevalente è quella là. Se c’è un sospetto di colpevolezza c’è la certezza della colpevolezza. E se una persona è colpevole è meglio esagerare il più possibile la sua malvagità e l’enormità morale dei suoi atti.

Qualche anno fa un altro medico, anche lui di gran nome, incappato nella “garrota” della campagna mediatica, si dimise, perse il lavoro, poi s’uccise. Si chiamava Carlo Marcelletti era il numero 1 della cardiochirurgia infantile.