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Viktoriia Roshchyna
Orrore e indignazione. La storia dell’omicidio della giornalista ucraina Viktoriia Roshchyna, 27 anni, può solo suscitare orrore e indignazione. Il corpo della reporter freelance dell’Ukrainska Pravda, morta durante la prigionia in Russia, è stato restituito all’Ucraina alla fine di febbraio, ma solo ieri sono emersi particolari macabri. Ci sono voluti circa due mesi per dare, grazie all’esame del Dna, una identità ad un corpo martoriato riportato nella terra natia. Viktoriia è stata torturata.
Il cadavere è stato restituito senza alcuni organi. I medici legali hanno constatato l’assenza del cervello, degli occhi e della laringe. L’osso ioide è risultato spezzato. Una “operazione chirurgica” per tentare di nascondere violenze inaudite, l’ennesimo crimine di guerra consumato nel cuore dell’Europa mentre si discetta su beffarde tregue e trattative quasi impossibili. Grazie al lavoro di un gruppo di giornalisti di sei Paesi diversi – il collettivo Forbidden Stories -, è stato possibile ricostruire gli ultimi mesi di vita di Roshchyna.
La giornalista è scomparsa nell’agosto 2023, durante una missione sul fronte, nelle zone dell’Ucraina occupate dalle forze armate russe. Solo nove mesi dopo, nel maggio 2024, il ministero della Difesa di Mosca ha comunicato al padre di Viktoriia che la figlia «era stata arrestata e si trovava sul territorio della Federazione Russa», senza specificare i motivi della detenzione. Il 3 marzo scorso alcune testate giornalistiche indipendenti, con il supporto di Reporters sans frontières, hanno realizzato un film inchiesta, “L’ultimo compito di Vika”, in cui si racconta il periodo di prigionia della giovane. Roshchina ha raggiunto i territori ucraini occupati attraversando la Polonia, la Lettonia e la Russia, per seguire infine la rotta che passava per Mariupol.
Secondo un testimone, residente nei territori occupati, la giornalista voleva documentare gli scempi delle cosiddette “camere della tortura”, luoghi di detenzione non ufficiali, in cui venivano e vengono trasferiti i militari e i civili catturati. Da quel momento si sono perse le tracce della collaboratrice della Ukrainska Pravda. Una ex compagna di cella di Viktoriia ha fornito alcune informazioni. Nei primi giorni di prigionia la giornalista è stata trattenuta a Enerhodar, in un commissariato di polizia, per poi essere trasferita a Melitopol e infine a Taganrog, dove ha trascorso più di nove mesi dietro le sbarre. Nel corso degli interrogatori, come ha raccontato la compagna di cella, Viktoriia Roshchyna è stata torturata anche con scariche elettriche.
La restituzione di cadaveri senza organi, secondo il collettivo Forbidden Stories, è una pratica diffusa per occultare le torture sui prigionieri. Un medico legale, interpellato dai giornalisti di inchiesta, ha affermato che «la laringe potrebbe essere una prova attendibile di strangolamento». «Quando una persona viene strangolata - ha aggiunto –, l’osso ioide si rompe il più delle volte. In caso di strangolamento, si possono rilevare emorragie nella parte bianca degli occhi e una mancanza di ossigeno nel cervello». Il corpo di Roshchyna è stato contrassegnato dalla sigla “Nn Spas 757” con la quale si indica la mancata identificazione del soggetto e la presenza di «danni estesi alle arterie coronarie».
Yuriy Belousov, rappresentante dell’ufficio del Procuratore generale dell’Ucraina, ha confermato le violenze subite da Viktoriia Roshchyna: «Sul corpo sono stati trovati numerosi segni di tortura, conseguenza di un trattamento crudele, in particolare abrasioni ed emorragie su varie parti del corpo, una costola rotta, una ferita al collo e possibili tracce di scariche elettriche sui piedi».
In una delle sue ultime telefonate con la famiglia, Viktoriia ha cercato di rassicurare i genitori, convinta che sarebbe stata scambiata con alcuni prigionieri e che sarebbe tornata quanto prima a casa. «Papà, mamma, vi voglio bene! Preparatevi al mio rientro», disse. Così non è stato. L’abbraccio con i propri cari le è stato negato, disintegrato dalla violenza inaudita della guerra avviata dalla Russia ai danni dell’Ucraina.