È ricoverato in gravi condizioni fisiche in detenzione ospedaliera presso il ' Molinette' di Torino e i famigliari chiedono, invano, di poterlo trasferire in un ospedale più vicino possibile nel luogo dove risiedono, in maniera tale da poterlo assistere. Parliamo di Ciro Lepre, indicato dagli inquirenti come il boss del Cavone e conosciuto come ‘ o sceriffo. Nel 2015 è stato condannato a 12 anni di carcere con l’accusa di aver preteso, in accordo con i Casalesi, soldi da un’azienda che si occupava di pulizia di materiale ospedaliero, la American Laundry. La famiglia, che vive a Napoli, chiede di farlo trasferire in una zona più vicina, anche a Roma, in maniera tale da poterlo assistere visto che il viaggio con il treno e l’albergo presenta dei costi insostenibili da affrontare ogni settimana. Assistenza più che necessaria visto che le condizioni sono sempre più peggiorate essendo, nel frattempo, sopraggiunta un’infiammazione al cervello. Ma l’istanza è stata rigettata dalla quinta sezione penale della Corte d’appello di Napoli. Secondo la magistratura dopo aver preso in esame la relazione del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria -, Ciro Lepre risulta ancora pericoloso e quindi deve rimanere dov’è. Ma non solo, sempre facendo riferimento al Dap, durante l’eventuale svolgimento delle traduzioni e del piantonamento, «potrebbero trovare una maggiore e concreta attuazioni di possibili azioni criminali che potrebbero essere particolarmente cruente, ove si verificassero, ponendo a rischio non solo l’incolumità fisica del detenuto, ma anche quella del personale di polizia penitenziaria incaricato alla traduzione».

Ma l’avvocato difensore Vincenzo Strazzullo non ci sta. Spiega al Dubbio che la relazione del Dap «mette in luce la pericolosità di un soggetto che attualmente è definito dai medici quale paziente che vive in uno stato vegetativo. Inoltre gli stessi, esprimono difficoltà di controllo riguardo al piantonamento in sottoposizione degli arresti terapeutici. Pertanto ciò non è sottoponibile al piantonamento». Il Dubbio già si è occupato di vicenda. Da tempo soffre di cirrosi epatica, patologia che si è aggravata negli anni. Quando la malattia era stata diagnosticata, dal carcere di Pavia era stato tradotto nell’istituto penitenziario di Nuoro, poi in quello di Cuneo e infine nella casa circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino, nel padiglione dove è attrezzato il centro clinico, un luogo, quest’ultimo, dove vengono trasferiti molti detenuti da tutta Italia in condizioni di salute che non possono essere trattate all’interno. Di fatto le condizioni di Ciro Lepre hanno avuto un peggioramento. Infatti, subito i sanitari del centro clinico della struttura penitenziaria di “Lorusso e Cutugno” si sono resi conto che non avrebbero potuto apprestare adeguate cure al detenuto, le cui condizioni diventavano ingestibili. Così, la direzione sanitaria del carcere torinese ha deciso il trasferimento all’ospedale ' Molinet- te' di Torino specializzato proprio per la cura di malattie acute e croniche del fegato. Il tribunale di Napoli, però, dopo la visita di un perito medico di ufficio, ha deciso di ripristinare la detenzione in carcere.

Dopo una dura lotta da parte dei famigliari, l’interessamento da parte dell’esponente radicale Rita Bernardini, compresa la denuncia riportata sulle pagine de Il Dubbio, finalmente il giudice ha accordato a Ciro Lepre il regime degli arresti domiciliari e quindi il trasferimento in un reparto dell’ospedale Molinette più consono e attrezzato per far fronte alle sue condizioni fisiquesta che. Nel frattempo però lo stato di salute peggiora di mese in mese e i famigliari chiedono a gran voce la possibilità di ricoverarlo in una struttura sanitaria più vicina a Napoli, soprattutto perché nel frattempo a Lepre è sopraggiunta una encefalopatia. Il dato oggettivo è che riversa in condizioni precarie. Dalla cartella clinica redatta da un perito medico che Il Dubbio ha potuto visionare, emerge che il Ciro Lepre presenta insufficienza epatica, cirrosi da epatite c in attiva fase di replicazione, vasculite alle mani e ai piedi, tumore del sistema linfatico a basso grado di malignità e altre patologie ancora.