Per il sindaco di Milano Guseppe Sala è il tempo di «resistere» di fronte all’emergenza coronavirus che sta mettendo a dura prova la Lombardia: «Siamo in un momento di difficoltà, ma le difficoltà vanno affrontate con coraggio. Qui a Palazzo Marino nel frattempo stiamo mettendo in campo alcune azioni: da lunedì distribuiremo un kit con mascherine e liquido igienizzante a medici di base e pediatri; per i i senzatetto abbiamo alcuni centri di accoglienza, il più famoso è in via Ortles, siccome consideriamo un rischio avere così tanti ospiti insieme oggi ne stiamo trasferendo una parte». Terzo punto: parte dei soldi raccolti con il Fondo di mutuo soccorso (circa 5 milioni arrivati dai privati), che serviranno «per intervenire con immediatezza sulle persone che già oggi sono senza reddito. Interverremo con rapidità». Un’idea nata in collaborazione con la Diocesi di Milano: «2 milioni li metterà la Curia e 2 milioni noi come Comune attingendo al fondo» ribattezzato San Giuseppe, aggiunge il sindaco Sala.   [embed]https://www.facebook.com/beppesalasindaco/videos/629256644307110/[/embed]   «Mi sto facendo sentire col Governo perché trovo profondamente sbagliato che i supermercati chiudano la domenica, io capisco le loro difficoltà, capisco la difficoltà col personale, ma più si riducono gli orari e più le code aumentano e ciò non va bene. I supermercati devono rimanere aperti, questo è il mio pensiero», ha aggiunto Sala. L'appello dei sindaci del bergamasco Ma intanto 243 sindaci del bergamasco - compreso quello di Bergamo, Giorgio Gori - hanno inviato un appello al premier Giuseppe Conte e al presidente della Regione Attilio Fontanta. «È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi - hanno scritto -. Al momento riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine». «Facciamo convintamente nostra la nota trasmessa dalle Comunità Montane Val di Scalve e Valle Seriana, tra le più colpite d’Italia, relativa alla richiesta di azioni forti, chiare e nette per contrastare il drammatico diffondersi del contagio da Covid-19 - hanno scritto i politici bergamaschi -. La situazione che si vive nell’intera regione Lombardia assume ormai i connotati dalla tragedia e questo è ancor più evidente purtroppo nella nostra provincia di Bergamo che in questi giorni sta vedendo morire tanti uomini e donne e cancellare intere generazioni, senza nemmeno poter dare un degno saluto». Di più. «Ora si vuole rimarcare la necessità condivisa e trasversale di una effettiva presa di coscienza della drammaticità del momento anche per chi non vive questa Provincia - hanno proseguito -. Chiediamo, auspichiamo e sollecitiamo quindi un intervento maggiormente coercitivo che imponga nuove restrizioni: con i dati che tutti conosciamo non è pensabile che ancora oggi ci si debba basare sul buon senso dei cittadini chiamati a rispettare regole soggette alle più varie interpretazioni». Quindi la richiesta di chiusura totale. «Siamo consapevoli dell’importante presenza di attività produttive in Regione Lombardia che grande e operosa hanno fatto la nostra terra, e siamo consapevoli che maggiori restrizioni potrebbero comportare gravi conseguenze economiche, ma al momento tutto questo appare necessario per salvare delle vite e per tutelare il valore primario della salute che non può che precedere quello pur sacrosanto del mercato economico - hanno evidenziato -. Al momento riteniamo che l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica ed auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine. I movimenti sul territorio sono ancora troppi, e molti inesorabilmente costituiscono un vettore per questo virus. È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. In rappresentanza di tutti i 243 comuni della Provincia e con l’adesione convinta del Presidente della Provincia chiediamo dunque un intervento restrittivo e doveroso, che potrà aiutare a vincere questa guerra». La lettera del sindaco di Cerveteri «Ritengo necessario elevare il livello di controllo e di presidio del territorio nel più breve tempo possibile, per essere certi che davvero i cittadini stiano a casa ed escano solo per le strette necessità consentite. Serve farlo subito. Soprattutto nelle realtà nelle quali la diffusione del virus sembra ancora sotto controllo». A lanciare l’allarme è il sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci, che ieri ha inviato una lettera appello al premier Giuseppe Conte. Nella missiva, Pascucci solleva anche il tema delle informazioni in merito ai contagi o alle quarantene presenti nei Comuni. «A molti Sindaci non vengono fornite le generalità e neanche gli indirizzi delle persone che contraggono il virus Covid-19 o che vengono messe in quarantena preventiva. E questo nonostante il nostro ordinamento individui nel sindaco l’autorità sanitaria locale. È una cosa inaudita». Pascucci ha invitato Conte a coinvolgere maggiormente i sindaci «che, in questa fase, possono contribuire attivamente nei loro territori all’attuazione delle disposizioni, nonché al monitoraggio e al supporto delle persone contagiate e in quarantena. Sentiamo la responsabilità della fascia istituzionale che indossiamo e vogliamo metterci a disposizione per aiutarla a colmare la distanza inevitabile di comunicazione che si crea con i cittadini italiani».