Le notizie che vengono dagli Stati Uniti sulle molteplici incriminazioni dell’ex- presidente Trump inducono a riflettere non solo sull’esercizio del potere politico, un tema che riguarda la quotidianità degli eventi del mondo, ma anche sugli strumenti utilizzati per realizzarlo. Occorrono strategie raffinate, molta circospezione, minima trasparenza e nessun rispetto per le opinioni contrarie, ma occorrono anche validi consulenti economici e giuridici, artefici sconosciuti delle tante decisioni prese e racchiuse nei fatti, nei bilanci e nelle leggi. E quando poi i politici o ex- politici vengono giudicati per le azioni compiute, talora avanti i grand jury dei vari paesi, può accadere che l’esigenza di verità porti all’accertamento delle connesse responsabilità di collaboratori, consulenti e subalterni.

In tal senso, le cronache di questi giorni informano dettagliatamente che con Trump sono sotto inchiesta 18 professionisti, e tra essi spiccano alcuni dei suoi più potenti avvocati, sottoposti anche a procedimento disciplinare. Lo stesso è accaduto, sempre negli Stati Uniti, nel 1972, con lo scandalo Watergate, che è costato la presidenza a Nixon: in quella occasione si è accertato che le persone coinvolte a vario titolo per le effrazioni illegali compiute a danno del partito democratico erano per la quasi totalità avvocati. Qualcosa di analogo abbiamo registrato anche noi con lo scandalo Lockheed ( 1977), che ha portato alle dimissioni del presidente della Repubblica Leone ( con il richiamo al famoso Antelope Cobbler), per tangenti collegate a una fornitura di aerei Hercules C. 130 della società statunitense alla Aeronautica Militare: nel processo avanti la Corte Costituzionale furono condannati un ministro, il suo segretario, alcuni funzionari e generali e due avvocati.

È vero, poi, che negli Stati Uniti il sistema legale è profondamente diverso, all’interno e all’esterno delle strutture pubbliche, ma è anche vero che l’immaginario collettivo è pieno di storielle sugli avvocati. L’ultima letta è in un libro di Thomas Pynchon ( Vineland, 1990, pag. 438 ediz. 2023 nella collana Americana), in cui si riferisce che “una delle più pesanti maledizioni messicane suona così: possa la tua vita essere piena di avvocati”!

Vi è però una grande differenza tra le storielle e le incriminazioni connesse all’esercizio distorto del potere politico. Le prime fanno riferimento a una avvocatura normale, ritenuta responsabile delle ordinarie ingiustizie, e quindi oggetto di ogni tipo di sarcasmo per negligenza, incapacità, incompetenza, slealtà, esosità, e ogni altra disattenzione possibile. Le incriminazioni, invece, toccano l’avvocatura eccellente, una minoranza privilegiata che tratta gli affari del potere, ne suggerisce talora le azioni e ne convalida i risultati e le aspettative, anche nella coincidenza ideologica con il cliente. Così, mentre per neutralizzare le storielle è sufficiente raccomandare il rispetto minimo dei principi normativi e delle regole della professione, quando si tratta di dissociare la figura dell’avvocato dagli atti compiuti dal cliente, le difficoltà sono notevoli.

È facile dire che l’avvocato non deve essere una coscienza a noleggio del cliente, e non deve assecondarne le mire illecite, e ancora che l’avvocato deve rispettare la doppia fedeltà, verso il cliente e verso l’ordinamento, ma si tratta pur sempre di astrazioni, mentre all’atto pratico si deve cercare di dare un contenuto positivo al dovere di verità e alle molteplici regole stabilite dalla codificazione deontologica, e si deve accettare il principio che sono pure contrarie all’etica le iniziative assunte contro il processo, nelle varie forme che abbiamo chiamato di “favoreggiamento”. Piena libertà, dunque, nell’attività difensiva ( aggressive e fight ricorrono nella pubblicità degli avvocati americani), ma non immedesimazione con gli interessi del cliente o confusione di ruoli, e necessità di trasmettere l’idea di comportamenti attivi, la certezza di non compiere atti illeciti e la garanzia di operare nell’ambito della legge.

Si tratta, d’altra parte, di attenzioni che coinvolgono tutto il mondo delle professioni, in ogni settore pubblico e privato, come più volte abbiamo sottolineato: se vi sono scatole cinesi e illeciti fiscali vi sono professionisti che ne hanno diretto e ne dirigono la costruzione; e ugualmente si contribuisce alla illegalità quando si rilasciano certificati medici compiacenti, attestazioni per atti immobiliari non conformi, o per analisi edulcorate, dichiarazioni mendaci e altro. Ed è un fenomeno questo che riguarda l’intera società, poiché la prestazione illecita non dovrebbe essere richiesta dal cliente e deve essere comunque rifiutata dal professionista. Insomma, ogni occasione è utile per ritrovare accanto alla legge l’etica dei rapporti, ed è questo in definitiva che suggeriscono gli esempi citati, nelle piccole controversie come nella massima espressione dell’assistenza al potere politico.

Una regola finale potremmo suggerire: quando vi sono funzioni pubbliche, il rispetto della legge e dell’etica deve essere tanto più grande quanto più è elevata la carica. È una regola trasmissibile che vale per tutti, anche per i professionisti e i consulenti che si accompagnano nell’esercizio del potere.