Un tribunale di Hong Kong ha giudicato colpevoli di sovversione 14 attivisti pro-democrazia nel più imponente processo montato contro l'opposizione da quando la Cina ha imposto una legge sulla sicurezza nazionale per reprimere il dissenso. I 14, insieme ad altri 31 che si erano dichiarati colpevoli in apertura del procedimento, rischiano l'ergastolo, anche se la sentenza non è prevista a breve.

La legge imposta da Pechino nel 2020 al culmine di intense e talvolta violente proteste a favore della democrazia ha permesso di incriminare per sovversione 47 persone appartenenti a un ampio segmento della società, accusandole di attività politiche volte a far cadere il governo. Sedici imputati - tra cui attivisti, ex parlamentari e consiglieri distrettuali - si erano proclamati non colpevoli e oggi il giudice Andrew Chan ne ha dichiarati colpevoli 14.

Due ex consiglieri distrettuali sono stati giudicati non colpevoli. Nella sentenza la corte afferma che i 14 avevano pianificato di minare «il potere e l'autorità sia del governo che del capo dell'esecutivo per creare una crisi costituzionale a Hong Kong». Il processo si è svolto senza giuria e i giudici sono stati scelti da un pool di giuristi selezionati personalmente dal leader di Hong Kong. I 31 che si erano dichiarati colpevoli lo avevano fatto sperando in sentenze clementi.

Lawrence Lau, uno degli imputati giudicati non colpevoli, ha assicurati che continuerà a sostenere il resto del gruppo. «Spero che tutti continuino a preoccuparsi per i nostri amici coinvolti in questo caso», ha detto. Secondo l'accusa, i 47 imputati avevano cospirato per sovvertire il potere statale organizzando elezioni primarie non ufficiali, come parte del loro piano per formare una maggioranza nella legislatura al fine di porre il veto sui bilanci governativi e costringere la leadership ad accogliere le richieste avanzate dai manifestanti nel 2019 e, infine, a dimettersi.