Un massacro, detenute uccise da un incendio, a colpi di machete e armi semiautomatiche. Cadaveri di prigioniere che cercavano scampo dalle fiamme ammassati uno sull'altro. E questo lo straziante scenario che si è materializzato in un carcere femminile che si trova a circa 25 km a nord di Tegucigalpa, capitale dell'Honduras.

Martedì, alle prime ore del giorno, è scoppiata una vera e propria guerriglia sanguinario tra due grandi bande rivali. Al termine della strage a terra sono state contate quarantuno vittime. Il penitenziario contiene fino a novecento detenute ed è uno dei più grandi del paese, dietro le sbarre i soldati delle gang maggiormente pericolose in tutto il continente, la 18th Street Gang e la MS-13.

Ora è in corso un'indagine per determinare come all'interno del carcere siano riuscite ad entrare le armi. Lo scontro, dalle prime ricostruzioni, pare essere iniziato con insulti reciproci fino a quando una delle bande rivali non ha dato fuoco ai materassi di una cella facendo divampare il rogo. A nulla sono valsi i tentativi di chi ha provato a difendersi dalle fiamme nascondendosi nei bagni. E probabile che l'incendio possa essere il risultato di una deliberata provocazione per scatenare gli assassini.

Si pensa che alcune delle vittime non appartenessero a nessuna delle due bande, ma che siano rimaste coinvolte loro malgrado a causa del panico generalizzato. Alcune testimonianze riportano il caso di un ex cadetto di polizia che stava scontando una pena detentiva di 15 anni dopo aver confessato di aver ucciso un collega poliziotto. Oppure di un'altra delle vittime che era a pochi giorni dal rilascio dopo aver scontato la sua condanna per rapimento.

A seguito dell accaduto la presidente honduregna Xiomara Castro, che l'anno scorso ha messo in campo un giro di vite sulle bande, ha dichiarato sui social media di essere scioccata dal mostruoso omicidio di donne e che avrebbe preso misure drastiche come risposta. I primi effetti delle sue dichiarazioni sono già arrivati, e stato licenziato il ministro della Sicurezza Ramón Sabillón sostituito con il capo della polizia nazionale, Gustavo Sánchez.

Ma queste misure ben poco possono incidere su l'annoso problema della violenza delle gang e della corruzione. I membri di queste organizzazioni criminali a tutti gli effetti, hanno penetrato le istituzioni governative. Sembra dunque normale che il tasso degli omicidi sia salito vertiginosamente. Le violenze molto spesso sono collegate al traffico di stupefacenti, l'Honduras insieme ai vicini El Salvador e Guatemala, è un'importante via di transito per la cocaina proveniente dal Sud America verso gli Stati Uniti.

Anche le rivolte carcerarie sanguinose sono una triste costante. L'ultima è stata quella che si e verificata in una prigione nella città portuale settentrionale di Tela nel 2019, dove morirono almeno diciotto persone. Solo nell'aprile scorso, Jan Egeland, massimo responsabile del Consiglio norvegese per i rifugiati, ha compiuto una visita in Honduras dove ha potuto riscontrare il livello di violenza subito dalla popolazione paragonandolo a uno stato di guerra.

Egeland ha affermato che il numero di uccisioni in Honduras, così come nei vicini Guatemala ed El Salvador, è stato pari a quello dei conflitti armati, trasformando migliaia di persone in rifugiati. Le donne, in particolare, sono spesso vittime di violenze sessuali e femminicidi, con una media di una vittima ogni 28 ore. Anche i bambini non sono immuni dalla violenza delle bande, il caso scuola e quello di una città chiamata La Lima dove il numero degli studenti è sceso da 5mila a 1200 negli ultimi cinque anni. Secondo l'RNC, 3,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuto, molti richiedono sia protezione che assistenza alimentare.