Le sceneggiature di film e serie tv concepite e scritte da software sofisticatissimi, i volti degli attori scansionati e riprodotti “per l’eternità” come deep fake e quindi milioni e milioni di dollari risparmiati dalle grandi case di produzione e dai giganti dello streaming come Netflix e Amazon: l’irruzione e la rapida diffusione di programmi di intelligenza artificiale sta provocando un autentico sconquasso negli studios di Hollywood.

Dove da ieri attori e sceneggiatori sono entrambi in sciopero, una clamorosa contestazione che non vedeva unite le due categorie da oltre sessant’anni. La Screen Actors Guild, il sindacato degli attori, ha raggiunto la protesta degli sceneggiatori in agitazione da 11 settimane dopo che giovedì sera colloqui con i boss degli studios si sono conclusi con un nulla di fatto. Anzi, i rappresentanti dei produttori, in testa il ceo della Disney, Bob Iger, hanno definito «irrealistica» la posizione degli scioperanti consumando una rottura che al momento appare irreparabile.

Anche perché il ricorso alle nuove tecnologie ha l’effetto automatico di ridurre drasticamente i compensi dei professionisti.

«Questo è un momento storico, un momento di verità: se non teniamo duro saremo tutti sostituiti da delle macchine. Siamo vittime di un’entità avida e senza scrupoli, sostengono di perdere milioni ma intanto ricoprono d’oro gli amministratori delegati, sono scioccata da come ci stanno trattando» ha tuonato la presidente del SAG-AFTRA Fran Drescher ( tutti la ricorderanno per la sit-com degli anni 90 “La Tata”) che rappresenta circa 160.000 tra attori e attrici, diverse le grandi star come Meryl Streep, Glen Close, Kenneth Branagh, Matt Damon, Jennifer Lawrence ma soprattutto migliaia e migliaia di interpreti “minori”, caratteristi, comparse, insomma la spina dorsale dell’industria e di ogni produzione.

Il capo negoziatore di SAG-AFTRA, Duncan Crabtree-Ireland incontrando ai giornalisti ha raccontato che i produttori hanno proposto di poter scansionare i volti degli attori non protagonisti pagandoli un giorno di lavoro, e di poter possedere e utilizzare la loro immagine «per l’eternità, in qualsiasi progetto, senza consenso e senza compenso».

Se la sostituzione degli attori con i loro avatar virtuali sembra in parte ancora una distopia, l’utilizzo di programmi come la notissima Chat gpt per realizzare soggetti e sceneggiature originali potrebbe davvero essere dietro l’angolo. Il combinato disposto dei due scenari segnerebbe una cesura antropologica nel cinema, molto più netta del passaggio dal muto al sonoro.

Le conseguenze della protesta di Hollywood saranno profonde e marcheranno la prossima stagione con inevitabili ritardi nelle riprese e nella distribuzione delle opere. Con ripercussioni immediate: ieri a Londra: il cas del film <CF512>Oppenheimer</CF> ha abbandonato la proiezione in solidarietà con i colleghi. Kenneth Branagh, Rami Malek, Matt Damon, Emily Blunt, Florence Pugh, Cillian Murphy, Christopher Nolan, Robert Downey Jr. e Josh Hartnett sono rientrati in albergo non appena è iniziato lo sciopero.