“Da questo momento in poi, l'unica missione del Dipartimento della Guerra appena ripristinato è questa: combattere la guerra. Non perché vogliamo la guerra, ma perché vogliamo la pace”. Ecco la nuova linea del segretario alla Guerra degli Stati Uniti, Pete Hegseth, che ha invitato i generali e gli ammiragli in disaccordo con lui a “lasciare il servizio”. Lo ha fatto al termine del suo duro intervento alla base dei Marine di Quantico, in Virginia, davanti a una platea di 800 ufficiali richiamati da tutto il mondo. 
Un discorso incentrato sulla cosiddetta “etica del guerriero”, come ha dichiarato lo stesso Hegseth annunciando battaglia alla presunta ideologia di genere e al cambiamento climatico. “Dobbiamo essere pronti. O siamo pronti a vincere, o non lo siamo”, ha detto il capo del Pentagono. E “se le parole che pronuncio oggi vi fanno star male, allora dovreste fare una cosa onorevole e dimettervi”.Per le forze armate americane, “l'era della leadership politicamente corretta, ipersensibile e che non ferisce i sentimenti di nessuno finisce adesso”. Perché l’amministrazione Trump vuole un'applicazione degli standard “spietata, imparziale e basata sul buon senso”. A partire dal nome del Pentagono, per il quale è stato ripristinato il vecchio nome di “Dipartimento della Guerra” al posto di “Dipartimento della Difesa”. Una trasformazione lessicale e sostanziale, che Trump ha affidato nelle mani di Hegseth, che oggi ha annunciato la nuova strategia in una insolita riunione convocata la settimana scorsa da capo del Pentagono.

Nel suo discorso, il segretario alla Guerra ha illustrato dieci nuove direttive per il servizio armato, che prevedono tra le altre cose standard fisici più elevati e lo stop alla cultura “woke”, ai discorsi di genere e a quelli sul cambiamento climatico. “Alcuni ufficiali potrebbero essere in disaccordo con la direzione che le forze armate stanno prendendo”, ha riconosciuto il segretario, accusando le precedenti amministrazioni, “guidate da leader politici folli e sconsiderati”, di aver creato un “dipartimento del Woke”. Altri, ha aggiunto, vogliono invece essere “guerrieri” e potranno “restare”. 

“Non possiamo passare un altro giorno senza affrontare direttamente la trave nel nostro occhio, senza affrontare i problemi nei nostri comandi e nelle nostre formazioni”, ha detto Hegseth nel suo discorso. “Questa amministrazione ha fatto molto fin dal primo giorno per rimuovere la giustizia sociale, il politicamente corretto e la spazzatura ideologica tossica che aveva infettato il nostro dipartimento, per estirpare la politica, niente più mesi di identità, uffici Dei (Diversità, equità e inclusione), tizi in abito elegante. Niente più adorazione del cambiamento climatico, niente più divisioni, distrazioni o illusioni di genere. Niente più detriti. Come ho già detto e ripeto, abbiamo chiuso con questa m**da”. 

Il capo del Pentagono ha anche definito “inaccettabile” vedere generali e ammiragli “grassi”. “Dovete rispettare gli standard di altezza e di peso, e passare i test fisici. Niente più barbe o capelli lunghi. Non abbiamo una forza armata di pagani nordici", ha aggiunto. Per quanto riguarda le donne, se non soddisferanno i nuovi standard fissati dal dipartimento della Guerra degli Stati Uniti, non potranno servire in combattimento. “Non si tratta di impedire alle donne di servire. Noi teniamo in grande valore l'impatto delle donne militari. Le nostre sono assolutamente le migliori al mondo. Ma quando si parla di lavori che necessitano di potenza fisica per dare risultati in combattimento, gli standard fisici devono essere alti e neutrali dal punto di vista del genere. Se le donne possono eccellere, bene. Sennò, sia quel che sia”. 

Lo stesso Trump, prima prima di incontrare i militari si era detto pronto a «licenziare sul momento» qualunque generale o ammiraglio «non gli piaccia». E davanti a una platea in silenzio ha rivendicato il ruolo guida degli Stati Uniti nella Nato e nel panorama globale e lanciato avvertimenti agli alleati Nato, ad Hamas e persino alla commissione che assegnerà il Nobel per la pace. Nel suo intervento, durato più di un'ora, il presidente americano ha lanciato anche un allarme sull'"invasione interna" degli Stati Uniti, paragonandola a un attacco esterno ma più insidiosa perché gli aggressori "non indossano uniformi".  “Fate affidamento su di me - ha detto ai vertici militari - per non andare in guerra. Perché noi non vogliamo la guerra”. Ma se dovesse succedere, ha avvertito, “non saremo politicamente corretti per difendere la libertà americana”.

Alla vigilia dell’incontro i leader militari non hanno nascosto preoccupazioni per la nuova linea. A sottolineare l’esistenza di una spaccatura tra i vertici militari e politica del Pentagono oggi è il Washington Post, che ha raccolto le opinioni di leader militari, rispetto alla nuova strategia, tesa a concentrarsi maggiormente sulle minacce al territorio americano, a restringere la competizione Usa con la Cina e ridimensionare il ruolo in Europa e Africa.

Da qualche tempo è in corso il dibattito sulla National Defense Strategy, il documento sulla base del quale il Pentagono fissa le priorità per risorse e posiziona le sue forze nel mondo che, sottolineano le fonti del Post, sta provocando tra i vertici militari un senso di frustrazione per un piano considerato miope e potenzialmente irrilevante, considerata l'approccio altamente personale e a volte contraddittorio di Trump alla politica estera.

Una bozza del documento, che i consiglieri politici di Hegseth, alcuni dei quali sono noti per aver criticato l'impegno di lunga data dell'America in Europa e Medio Oriente, hanno portato alla fase finale, è stata condivisa con i diversi leader militari, e il dissenso per la strategia è insolito, sia per il numero che per la profondità delle critiche espresse.

A partire da quelle del capo degli Stati Maggiori Riuniti, il generale Dan Caine che ha espresso chiaramente i suoi dubbi: “Ha dato un'opinione franca a Hegseth, non so neanche se Hegseth abbia compreso la magnitudine di questa Strategy, e penso che sia per questo che Caine si sia impegnato così tanto”, spiegano le fonti del Post sottolineando che il generale ha cercato di ottenere che la Strategy rimanesse concentrata nel preparare le forze a impedire o, se necessario, vincere un conflitto con la Cina.

Hegseth e i suoi consiglieri, in particolare il capo dell'ufficio politico, Elbridge Colby, hanno indicato che il Pentagono ritirerà forze dell'Europa riunendo i diversi comandi in un modo che sta innervosendo gli alleati, con la guerra in Ucraina in corso e le recenti, ripetute, incursioni della Russia nello spazio aereo della Nato, allontanandosi quindi dalla tradizionale strategia ancora all'idea che la migliore difesa fonda sulla costruzione e il mantenimento di solide alleanze.  La strategia, sostengono i fautori di una politica estera e di difesa ispirata ai principi del Maga, ha portato gli Stati Uniti a coinvolgersi in guerre straniere costose, invece di assicurare gli interessi nazionali americani. E viene quindi auspicato un cambiamento di drastico di strategia che prevede l'aumento, che abbiamo visto in questi primi nove mesi di amministrazione Trump, dell'utilizzo delle forze Usa in aree vicine o addirittura sul suolo americano, dal dispiegamento sul confine meridionale e al raid contro i narcotrafficanti nel mar dei Caraibi fino al dispiegamento della Guardia Nazionale nelle città americane per deportare i migranti e combattere quella che viene definita "criminalità fuori controllo".