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Nessun patteggiamento tra gli Stati Uniti e la difesa di tre detenuti nel carcere di Guantanamo per evitare la pena di morte. L’amministrazione americana ha fatto un deciso dietrofront con l’intervento diretto del segretario alla Difesa, Lloyd Austin, che ha fatto saltare l’accordo preso in precedenza dagli avvocati dei terroristi dell’11 settembre 2001 (tra questi Khalid Sheikh Mohammed, ritenuto la mente degli attentati) e i giudici militari.
Un’entrata a gamba tesa che ha provocato le critiche di alcune organizzazioni di avvocati e ha creato, a distanza di 23 anni, una situazione di incertezza sul definitivo trattamento da riservare a chi si trova a Guantanamo in merito a processi non ancora celebrati.
L’accordo di patteggiamento è stato redatto dopo circa due anni di lavoro con la regia del generale Susan Escallier (ora fuori ruolo) e ha previsto che Khalid Sheikh Mohammed dichiarasse la propria colpevolezza. Una scelta suggerita anche dai difensori di Walid bin Attash e Mustafa al-Hawsawi, volta ad evitare la pena di morte, in caso di accertamento definitivo della colpevolezza, e commutarla in ergastolo.
L’intervento diretto di Austin è avvenuto a seguito delle proteste delle associazioni dei familiari delle vittime dell’11 settembre, che non hanno risparmiato dure critiche direttamente al presidente Joe Biden. In campagna elettorale meglio evitare passi falsi e scelte impopolari; meglio ingraziarsi la simpatia e l’attenzione del maggior numero di elettori. Da qui, con tutta probabilità, la decisione di stralciare il patteggiamento.
Ad Austin è stato chiesto di intervenire per fare celebrare i processi senza intoppi o scorciatoie. «Credo – ha affermato il responsabile della Difesa – che le famiglie delle vittime, i nostri militari e tutti gli americani meritino di vedere al lavoro le commissioni militari e che i processi vengano regolarmente svolti».
I ritardi che hanno caratterizzato alcuni processi che vedono alla sbarra i terroristi delle stragi del 2001 (oltre 3mila vittime) sono imputabili all’intrecciarsi della normativa ordinaria e a quella speciale connessa all’intervento dei tribunali militari, oltre che a questioni meramente organizzative. Le commissioni militari, che hanno una durata temporanea, vennero istituite dall’ex presidente statunitense, George W. Bush, con l’affidamento della competenza direttamente al ministero della Difesa. Questi tribunali speciali, come è stato rilevato dai giudici statunitensi, devono comunque rispettare la Convenzione di Ginevra e garantire un processo equo.
Un punto su cui insistono gli avvocati dei terroristi riguarda le prove degli interrogatori, condotti dai cosiddetti “clean teams” della Cia e dell’Fbi, considerate non genuine poiché raccolte sotto tortura con l’estorsione delle confessioni.
In particolare il trattamento riservato a Mohammed, a Guantanamo dal 2006, è stato spesso criticato. L’ideatore degli attentati dell’11 settembre è stato sottoposto al waterboarding (tortura che simula l’annegamento) per ben 183 volte. Il suo avvocato, Gary Sowards, ha affermato che nei confronti Khalid Sheikh Mohammed è impossibile assistere ad un giusto processo. Walter Ruiz, avvocato di un altro imputato, Mustafa al Hawsawi, ha affermato che l’intervento del segretario alla Difesa Austin «è un’interferenza illecita ai massimi livelli del governo». Ruiz ha sollevato dubbi sulla possibilità che la commissione militare possa agire con equidistanza: «Non so se possiamo continuare eticamente a impegnarci davanti a questo tribunale, gestito dal Pentagono dopo un’azione che va dritto al cuore dell’integrità del sistema di garanzia dei diritti per tutti». Gli avvocati annunciano battaglia. Impugneranno l’ordine di Lloyd Austin e hanno annunciato che sospenderanno la partecipazione alle udienze fino a quando le contestazioni relative alla sospensione dell’accordo non verranno prese in considerazione. Inoltre, hanno sottolineato che l’accordo di patteggiamento è da ritenersi ancora valido.